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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2014 alle ore 20:10.
L'ultima modifica è del 31 luglio 2014 alle ore 20:34.

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Il ministero italiano: nessun rischio
«Nessun rischio per Ebola in Italia» afferma il ministero della Salute in una nota che sottolinea come «il nostro Paese è attrezzato per valutare e individuare ogni eventuale rischio di importazione della malattia». L'OMS e il Centro Europeo Controllo Malattie dell'Unione Europea, ricorda il ministero, non raccomandano a tutt'oggi misure di restrizione di viaggi e movimenti internazionali.

«Il ministero della Salute italiano ha dato per tempo disposizioni per il rafforzamento delle misure di sorveglianza nei punti di ingresso internazionali - si legge nel documento - e sono state date indicazioni affinché il rilascio della libera pratica sanitaria alle navi che nei 21 giorni precedenti abbiano toccato uno dei porti dei Paesi colpiti avvenga solo dopo verifica, da parte dell'USMAF, della situazione sanitaria a bordo. Per ciò che concerne gli aeromobili è stata richiamata la necessità della immediata segnalazione di casi sospetti a bordo».

Pur in presenza di un rischio remoto di importazione dell'infezione, conclude il comunicato, va ricordato che l'Italia non ha collegamenti aerei diretti con i Paesi affetti. «Riguardo le condizioni degli immigrati irregolari provenienti dalle coste africane via mare - spiega il documento - la durata di questi viaggi fa sì che persone che si fossero eventualmente imbarcate mentre la malattia era in incubazione manifesterebbero i sintomi durante la navigazione e sarebbero, a prescindere dalla provenienza, valutati per lo stato sanitario prima dello sbarco, come sta avvenendo attraverso l'operazione Mare Nostrum. Si ribadisce che il rischio di infezione per i turisti, i viaggiatori in genere ed i residenti nelle zone colpite, è considerato molto basso se si seguono alcune precauzioni elementari».

Francia e Stati Uniti sconsigliano viaggi nei Paesi colpiti
Anche la Francia «ha i mezzi per far fronte al virus Ebola», dice in un'intervista al quotidiano Le Parisien, la ministra francese della Salute, Marisol Touraine. Per la ministra, oggi bisogna essere «estremamente vigili» di fronte a questa malattia. Intanto però Parigi ha sconsigliato ai propri cittadini di viaggiare nei paesi colpiti. Lo stesso vale per gli Stati Uniti.

Polemiche in Gran Bretagna
È scontro in Gran Bretagna dopo che il segretario generale del sindacato per i dipendenti del servizio immigrazione, Lucy Moreton, ha dichiarato alla Bbc che le dogane del Regno Unito non sono pronte per fronteggiare una emergenza sanitaria causata dal virus Ebola.
Non la pensano così i rappresentanti della Border Force, che hanno ribadito la completa preparazione del proprio personale di recente aggiornato sulle procedure da seguire in questi casi.«Il personale è molto preoccupato. Loro sono in prima linea, sono di solito il primo punto di riferimento per le persone che scendono da un aereo», ha affermato Moreton.

«Non ci sono presidi sanitari alla dogana, non ci sono strutture di contenimento, e fino a pochissimo tempo fa non erano state indicate linee guida allo staff su quello che deve fare", ha aggiunto. In certi casi i funzionari delle dogane avrebbero telefonato al sindacato per chiedere come comportarsi in caso di emergenza. Diversa la risposta delle autorità britanniche. "Abbiamo avviato una stretta collaborazione coi nostri partner come Public Health England (autorità sanitaria inglese, ndr) per minimizzare ogni eventuale rischio e la Border Force ha già fornito le linee guida su come identificare e trattare in modo sicuro ogni caso sospetto di Ebola».

Lo scienziato: «Pandemia improbabile»
Lo scienziato che ha contribuito a scoprire Ebola è convinto che sia improbabile che l'epidemia del virus scoppiata in Africa occidentale si propaghi in maniera esponenziale al di fuori della regione. Per il professor Peter Piot, invece, proprio il senso di panico «davvero negativo» e la mancanza di fiducia nelle autorità governative dei Paesi colpiti ha contribuito a generare quella che, finora, è la più grave epidemia mai registrata del virus.
Lo scienziato belga, che oggi vive in Gran Bretagna, esorta tuttavia i Paesi a sperimentare i vaccini sulle persone contagiate, in maniera che quando inevitabilmente il virus si ripresenterà, il mondo sarà preparato.

In Kenya rafforzate le misure all'aeroporto
Il Kenya e l'Etiopia, che contano due dei più importanti scali aeroportuali d'Africa, hanno annunciato di aver rafforzato le misure per evitare che il virus dell'Ebola si diffonda sul loro territorio. "Il servizio sanitario negli aeroporti è sul chi vive ed è aumentata la sorveglianza alle frontiere per evitare e contenere ogni possibile minaccia della malattia", ha informato in una nota il Centro nazionale di gestione delle catastrofi del Kenya. L'aeroporto internazionale Jomo Kenyatta di Nairobi accoglie circa 19.000 passeggeri al giorno in arrivo o in partenza per una cinquantina di Paesi d'Africa, d'Europa, d'Asia e del Medio Oriente.


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