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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2014 alle ore 06:38.

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«Abbiamo due notizie oggi - ha detto ieri in Parlamento il premier ucraino, Arseniy Yatsenyuk -. La prima è che l'Argentina ha fatto default, la seconda è che non lo ha fatto l'Ucraina, e non lo farà mai». Alla Verkhovna Rada di Kiev, i deputati avevano appena respinto a grande maggioranza le dimissioni di Yatsenyuk, che aveva vincolato la propria permanenza al governo all'approvazione delle leggi di spesa che consentiranno di finanziare la guerra contro i separatisti filorussi nell'Est del Paese e, nello stesso tempo, danno il via alle riforme concordate con il Fondo monetario internazionale in cambio di aiuti: consentendo così all'Ucraina di evitare un default sui propri debiti.
«Dobbiamo essere uniti contro l'aggressione esterna», ha commentato il presidente Petro Poroshenko, presente in aula. Soltanto una settimana fa, Yatsenyuk aveva rassegnato le dimissioni dopo che la Rada si era rifiutata di approvare gli emendamenti al budget 2014 che tengono conto dell'aumento della spesa militare (cresciuta di 758 milioni di dollari), bilanciata dall'introduzione di un'imposta "di guerra" dell'1,5% del reddito - prevista fino a fine anno - accanto ad altre nuove tasse per il settore minerario ed energetico. Con un'economia che nel secondo trimestre ha perso il 4,7% sull'anno precedente, e che dovrà anche affrontare la ricostruzione delle infrastrutture distrutte dalla guerra, l'Ucraina conta sul bailout da 17 miliardi che il prossimo mese l'Fmi dovrà confermare con una tranche da 1,4 miliardi.
Nell'Est del Paese, la delegazione di osservatori olandesi e australiani che attendeva da giorni ha finalmente potuto accedere al luogo in cui è precipitato l'aereo malese, e in cui - secondo quanto riferito al ministro degli Esteri australiano, Julie Bishop, si troverebbero ancora 80 corpi. Il ministero olandese della Giustizia sottolinea che la squadra ha soltanto un mandato esplorativo, in attesa dell'arrivo degli esperti che aspettano a Donetsk. Incontrandosi a Minsk, in Bielorussia, rappresentanti di Russia, Ucraina e dell'Osce (l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) hanno raggiunto un accordo per aprire un corridoio sicuro per gli ispettori. Tra loro anche un gruppo di russi.
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