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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2014 alle ore 06:37.
e Marco lo Conte
Cosa devono attendersi i risparmiatori italiani che hanno ancora in portafoglio i tango-bond? Quali scelte possono essere più indicate nel momento in cui l'Argentina cade in un «default selettivo»? Con uno scenario ancora in evoluzione e trattative in corso, ecco una serie di risposte utili per orientarsi nella nuova tempesta che coinvolge Buenos Aires. 1 Cosa può capitare ora ai miei vecchi titoli?
Il default tecnico annunciato per Buenos Aires non cambia più di tanto la situazione dei vecchi «tango bond» collocati sul mercato dei capitali italiani negli anni 90, colpiti dal default di fine 2001 e non scambiati con nuovi titoli nelle ristrutturazioni del 2005 e il 2010. In Italia circa 50mila risparmiatori hanno scelto questa strada e sono in gran parte rappresentati dalla Task Force Argentina dell'Abi. L'Associazione bancaria italiana ha promosso un arbitrato preso l'Icsid (International Centre for the Settlement of Investment Disputes) che potrebbe chiudersi entro la fine di quest'anno. In caso di condanna l'Argentina potrebbe essere obbligata a pagare i sottoscrittori dei bond indipendentemente dalla sua volontà. Il tallone d'Achille di queste procedure è la capacità di dare effettiva esecuzione ai pronunciamenti di arbitri e giudici. In tal senso la decisione del giudice americano Thomas Griesa a favore degli hedge funds si distingue per una particolare efficacia: da New York transitano infatti quasi tutti i fondi argentini destinati a pagare le cedole dei risparmiatori di tutto il mondo. Con la decisione del tribunale Usa 540 milioni di dollari sono stati bloccati presso la Bank of New York Mellon.
2 Cosa può capitare invece ai titoli che ho ristrutturato?
Le conseguenze maggiori riguardano i circa 400mila i risparmiatori italiani che hanno aderito alle ristrutturazioni del 2005 e del 2010 con un taglio del valore dei titoli e allungamento delle scadenze; una riduzione del valore nominale che oscilla a seconda dei titoli dal 65 al 75%. Le cedole di questi titoli argentini sono a questo punto a rischio; e per questa tipologia di bondholder la situazione si complica ulteriormente e si apre una nuova fase di incertezza e attesa. È opportuno distinguere i diversi titoli obbligazionari in gioco, caso per caso: oltre a quelli della Repubblica Argentina ci sono ad esempio i bond emessi da province come quella di Buenos Aires, che non necessariamente cadranno automaticamente in default. Difficile comunque che si possa uscire da questa situazione senza ulteriori penalizzazioni, che a questo punto appaiono inevitabili e che si sommano all'haircut – ossia il taglio di valore nominale - già accusato dagli investitori in occasione della ristrutturazione. Inoltre per questi risparmiatori la via dell'arbitrato o del ricorso in giudizio è molto difficilmente praticabile: i titoli contengono infatti clausole di azione collettiva che richiedono l'accordo di maggioranze molte difficili da raggiungere per avviare un'azione legale.