Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2014 alle ore 08:12.

My24


ROMA
Poche righe per spiegare gli effetti benefici collegati alla valorizzazione delle risorse energetiche del paese. Ma, dietro una delle dieci linee guida dello "Sblocca Italia" illustrato ieri dal premier, c'è tutto un lavoro firmato da Assomineraria, l'associazione delle compagnie petrolifere operanti in Italia, che, già con il governo Monti, aveva avviato un confronto per promuovere un migliore sfruttamento della ricchezza del sottosuolo. Tanto che una prima traccia era approdata nella Strategia energetica nazionale dove, nel capitolo sulla produzione sostenibile di idrocarburi nazionali, si parlava della possibilità «di mobilitare investimenti per 15 miliardi di euro e consentire un risparmio sulla fattura energetica di circa 5 miliardi di euro l'anno per la riduzione di importazioni di combustibili fossili» attraverso due binari: sviluppando la produzione nazionale di idrocarburi (gas e petrolio) e sostenendo lo sviluppo industriale del settore.
La premessa è nota. L'Italia ha importanti riserve di idrocarburi, soprattutto al Sud, ma gran parte del potenziale è inespresso per via di un contesto normativo e di un processo decisionale che hanno rallentato e fermato molte iniziative: tempi autorizzativi troppo lunghi e complessi, con una frammentazione eccessiva di competenze tra Stato e Regioni, nonché limitazioni per le attività offshore che sono state interdette in molte aree. Senza contare, altro elemento che mette in fuga gli investitori internazionali, il peso del prelievo fiscale complessivo su attività di estrazione e produzione, tra i più alti in Europa (oltre il 60%).
Il settore, sostiene l'associazione, ha in programma 80 progetti di diverse dimensioni che possono mettere in campo investimenti per 17 miliardi di euro nei prossimi 4-5 anni. Si tratta di progetti riconducibili a grandi e piccole aziende che si sviluppano lungo tre assi con un focus su Basilicata, Sicilia e Adriatico: sviluppo di risorse già esistenti (il 70% dei progetti), esplorazione e stoccaggi gas. Il ritorno è assai positivo per il paese visto che l'impatto sull'occupazione, come ha ricordato anche ieri Renzi, è stimato in oltre 100mila unità lavorative annue per la costruzione di impianti fatti da imprese made in Italy (al 95%). La messa in moto di questi progetti dovrebbe assicurare entrate fiscali per oltre 3 miliardi di euro l'anno (per 20 anni), e un risparmio sulla bolletta energetica di oltre 200 miliardi di euro in 20 anni.
Insomma, un forte motore di sviluppo che, secondo il paper messo a punto dall'associazione, necessita però di alcune leve: razionalizzazione delle autorizzazioni, revisione e innovazione del sistema di prelievo fiscale (con il superamento delle royalties come accaduto in molti paesi) e coinvolgimento degli stakeholder sin dall'inizio dei progetti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi