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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2014 alle ore 10:22.
A
AVVOLTOI
A Buenos Aires, ma non solo lì, vengono chiamati fondi avvoltoti gli hedge fund che speculano sulle ristrutturazioni del debito. Dopo il default, magari di uno Stato, rastrellano a prezzi stracciati le obbligazioni "saltate" detenute da creditori che non vogliono aderire agli accordi di concambio.
La strategia dei fondi speculativi è appunto quella citare in giudizio il debitore (in questo caso l'Argentina) per ottenere il rimborso "a valore facciale" dei titoli, lucrando sulla differenza rispetto al prezzo al quale li hanno acquistati. Nel caso argentino, questa parte è stata giocata da Aurelius Capital Management, NML Capital ed Elliott Management, che hanno in portafoglio 1,5 miliardi di dollari di tango bond. In tutto, il 7% degli 82 miliardi di dollari di debito argentino andato in insolvenza nel 2001 è rimasto fuori dagli accordi di ristrutturazione proposti nel 2005 e nel 2010.
D
DEFAULT SELETTIVO
L'Argentina si trova in default selettivo perché non ha potuto onorare la scadenza del 30 giugno, prorogata fino al 30 luglio, per il rimborso di 539 milioni di dollari ai suoi creditori obbligazionisti. L'Argentina tuttavia non è entrata in default perché non era in grado finanziariamente di rispettare i termini, ma perché il pagamento è stato bloccato dal giudice Thomas Griesa della Corte di New York. In effetti, Buenos Aires aveva versato per tempo l'importo dovuto sui conti della Bank Mellon di New York, che opera da intermediario dei pagamenti. Ma le somme non hanno potuto raggiungere i destinatari.
G
GRIEFAULT
Su twitter il caso argentino ha il suo hashtag: #GrieFault, crasi tra il nome del giudice statunitense, che con la sua decisione ha sancito l'insolvenza "selettiva" dell'Argentina, e il termine default. Thomas Griesa, 83 anni, si è visto arrivare il dossier argentino nella sua giurisdizione quando Buenos Aires ha accettato di negoziare il concambio di parte del debito ristrutturato in base alla legislazione statunitense. Per anni le decisioni di Griesa sulla questione sono state considerate favorevoli all'Argentina. Tutto è cambiato nel 2012, quando stabilì che Buenos Aires non poteva continuare a pagare cedole e rimborsi agli obbligazionisti che avevano aderito alla ristrutturazione senza pagare anche chi avevo deciso di non farlo. La scelta dell'Argentina di non adeguarsi ha portato al GrieFault.
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HOLDOUT
Sono creditori holdout quelli che non aderiscono ai piani di ristrutturazione che seguono un default e quindi non accettano le proposte di concambio con altri titoli obbligazionari per un valore decurtato (haircut) e quindi con perdita di parte del capitale. Nel caso del default argentino, questa perdita è stata del 70%. Nel caso più recente della Grecia, l'haircut è stato del 53,5%. Per ottenere il rimborso dei titoli non confluiti nei concambi, a questi creditori non resta che la strada del ricorso in giudizio o dell'accordo negoziale con il debitore.
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RUFO
La clausola Rights upon future offers, presente nei contratti obbligazionari sottoscritti da Buenos Aires, vincola il governo argentino a garantire parità di trattamento a tutti i suoi debitori. Perciò, se l'Argentina arrivasse a un compromesso con i fondi speculativi e li rimborsasse con cifre superiori a quelle riconosciute ai creditori che hanno aderito al concambio, questi ultimi avrebbero il diritto di ottenere lo stesso miglior trattamento. In uno scenario di questo genere, l'esborso da sostenere potrebbe arrivare a 15 miliardi di dollari, secondo quanto riferito dal presidente Cristina Kirchner. Altre stime parlano di 120 miliardi di dollari, comunque fuori portata per le casse dello Stato, che per onorare i suoi debito fa prevalentemente ricorso alle riserve valutarie, ormai scese a 29 miliardi. La clausola scade il 31 dicembre del 2014.
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