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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2014 alle ore 15:13.
L'ultima modifica è del 03 agosto 2014 alle ore 15:14.

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Prima della riunione del consiglio della Banca centrale europea all'inizio di giugno, i mercati finanziari hanno stilato una lista di misure che avrebbero voluto vedere da parte della Bce, per combattere il rischio di deflazione e dare un po' di fiato all'economia dell'Eurozona.

La lista comprendeva il taglio dei tassi d'interesse, la riduzione in territorio negativo dei tassi sui depositi praticati dalla stessa Bce alle banche, interventi per far ripartire il credito come l'introduzione di iniezioni di liquidità mirate alla concessione di credito all'economia reale (poi battezzate Tltro) e un programma di acquisti di titoli cartolarizzati (Abs), infine, l'acquisto di titoli, presumibilmente di debito pubblico, sulla scia delle altre grandi banche centrali, il cosiddetto quantitative easing.
Alla conferenza stampa, il presidente della Bce, Mario Draghi, le annunciò tutte tranne l'ultima, facendo presente però che anche questa potrebbe essere attivata qualora le prospettive d'inflazione a medio termine subissero un ulteriore peggioramento. Le prime due mosse sui tassi hanno avuto ovviamente attuazione immediata; la terza (le Tltro) partirà a settembre; la quarta, gli Abs, richiede qualche modifica regolamentare da concordarsi a livello internazionale prima di poter avere efficacia e comunque almeno qualche mese di tempo. Diversi esponenti del vertice della Bce hanno espresso nel frattempo la preferenza per aspettare che il pacchetto di giugno dispieghi i suoi effetti, prima di muoversi di nuovo mettendo in atto anche l'ultima voce di quella lista, il Qe, che rischia di creare una nuova spaccatura nel consiglio e violente polemiche e ulteriori azioni legali in Germania.

Da allora, l'inflazione è scesa dallo 0,5% allo 0,4%, con la chiara possibilità che cali ancora il mese prossimo, allo 0,3%. Non solo è sotto l'1% dall'ottobre scorso, sollevando qualche dubbio sulla tempestività delle mosse della Bce, ma è in allontanamento progressivo dall'obiettivo di restare sotto, ma vicino al 2%, e sta ora flirtando con la deflazione. Peraltro, anche un periodo prolungato di bassa inflazione è ormai riconosciuto dalla Bce come un grave rischio. Il rispetto del mandato dell'istituto di Francoforte, la stabilità dei prezzi tanto invocata, è chiaramente in pericolo, se non già compromessa. Le pressioni per completare quella lista di misure adottando il Qe sono destinate ad accentuarsi. Non è detto che la Bce possa permettersi il lusso di aspettare che facciano effetto quelle già annunciate. La discussione in consiglio dovrebbe iniziare già dalla prossima settimana.

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