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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2014 alle ore 17:55.
L'ultima modifica è del 07 agosto 2014 alle ore 17:01.

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Greta Ramelli e Vanessa Marzullo nella foto tratta dal profilo Facebook (Ansa)Greta Ramelli e Vanessa Marzullo nella foto tratta dal profilo Facebook (Ansa)

«Il commando che ha rapito Greta Ramelli e Vanessa Marzullo era composto da almeno 10 persone. Erano tutte armate». Così una fonte spiega all'Agi. Le due volontarie del progetto Horryaty, sempre a quanto si apprende, non sarebbero in mano a una organizzazione militare o terroristica, «ma il pericolo che possano essere cedute non si può escludere». Per questo motivo gli uomini della Farnesina e dell'Intelligence sono tutti mobilitati e presenti nella zona di Aleppo, dove si è verificato il rapimento. «Sono già stati attivati tutti i possibili canali - spiega la fonte - per prendere contatto con i rapitori». Il piano scattato e' quello già attuato in precedenti sequestri in zone a rischio, casi che si sono poi conclusi con il rilascio dei rapiti.

L'Unità di crisi della Farnesina e i servizi di intelligence continuano a lavorare senza sosta per ritrovare le due cooperanti. «Fin dalle prime ore abbiamo attivato tutti i canali e ci siamo messi in contatto con le famiglie» ha spiegato il ministro degli Esteri Federica Mogherini in un'intervista alla Stampa, sottolineando quanto sia «indispensabile lavorare nella massima discrezione».

Le autorità competenti hanno attivato tutti i canali informativi e di ricerca per i necessari accertamenti. Al momento, non sarebbe arrivata alcuna ivendicazione del sequestro. Né sono chiare le circostanze del rapimento.

Non era la prima volta che Greta e Vanessa si recavano in Siria. C'erano già state nel mese di marzo, per un primo sopralluogo. Vi sono tornate il 28 luglio scorso, ha confermato Roberto Andervill, che con loro ha fondato il progetto Horryaty, impegnato in un'attività di raccolta e distribuzione di aiuti in diverse zone della Siria.

Secondo fonti locali, riprese dal sito arabo Tahrir Souri sul profilo Twitter ufficiale, le due italiane sono state prelevate con la forza ad Abzimo, una delle località alla periferia di Aleppo di cui le forze che combattono il regime di Bashar al Assad hanno assunto il controllo. Avevano del denaro con loro, sembra circa 5.000 euro. Con loro, secondo il sito arabo, ci sarebbe stato anche un altro cittadino italiano che pero' sarebbe riuscito a fuggire prima del sequestro. Notizia al momento non verificabile.

Stando ad alcune fonti, Vanessa e Greta sarebbero state colte di sorpresa da una decina di uomini armati che avrebbero fatto irruzione nella loro casa alle prime ore del mattino. Vi erano giunte da appena due giorni «per seguire progetti umanitari indipendenti nel settore sanitario-idrico». Un sito internet locale ha riferito invece una versione differente, precisando che «prima di essere portate via sono state viste nella casa del capo del Consiglio rivoluzionario della zona», ma anche questa informazione - come la precedente - non trova alcuna conferma ufficiale.

Al momento non è chiaro se le due cooperanti italiane siano state prelevate da criminali comuni, che potrebbero cederle a qualche gruppo organizzato in cambio di denaro, o da altri movimenti. L'area in cui sono scomparse è controllata dai ribelli che combattono contro le truppe fedeli al regime di Basha al Assad. Nell'area opera però anche il Fronte al Nusra, affiliato ad al Qaeda.

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