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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2014 alle ore 11:10.
L'ultima modifica è del 07 agosto 2014 alle ore 13:18.

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Mettendo in pratica il decreto firmato da Vladimir Putin mercoledì, il premier russo Dmitrij Medvedev ha annunciato giovedì mattina la lista dei prodotti agroalimentari che per un anno saranno bloccati alle frontiere della Russia, "nell'interesse nazionale della Federazione", aveva scritto il presidente. È la risposta del Cremlino ai Paesi che hanno deciso sanzioni economiche "antirusse", una decisione coronata da quella di concedere a Edward Snowden, l'ex tecnico della Cia rifugiato in Russia dall'estate 2013, il rinnovo del visto per ben tre anni.

Escludendo vini e bevande, e alimenti per l'infanzia, l'ordinanza di Medvedev parla di "bando totale" sull'ingresso di carni bovine e suine, pollame, pesce, formaggi e latticini, frutta e verdura. E cita Australia, Canada, Unione Europea, Stati Uniti e Norvegia: i più importanti, ma non tutti i Paesi che hanno introdotto sanzioni. La Svizzera, per esempio, non lo ha deciso direttamente ma ha fatto propria la lista di persone e entità prese di mira dalla Ue, per non fornire possibilità di "aggiramento" sul proprio territorio.

Formalizzando una serie di divieti all'import agroalimentare già applicati nei giorni scorsi - senza metterli in collegamento con le sanzioni ma adducendo preoccupazioni relative al rispetto degli standard sanitari russi - Medvedev ha specificato che la Russia è pronta a rivedere l'embargo se i partner mostreranno "un atteggiamento costruttivo". E mentre i consumatori russi si chiedono se la produzione locale sarà in grado di compensare il Camembert francese o i polli americani, Banca centrale russa e ministero dell'Economia guardano preoccupati al rischio di un aumento dei prezzi al consumo, che già in giugno registravano un'inflazione al 7,5%.

Per correre ai ripari - in rete già circolano fotografie di file di scaffali vuoti nei negozi, a ricordo dell'Urss e dei primi tempi del passaggio al mercato - il governo sembra intenzionato a stringere nuovi accordi di scambio con Paesi estranei al confronto Russia-Occidente, come la Turchia o il Brasile. Si parla di aumento dell'import agroalimentare dall'Ecuador o dal Cile.

La Russia importa il 40% dei prodotti alimentari che consuma, 43 miliardi di dollari in totale nel 2013. Una quota cresciuta otto volte dal 2000, il primo anno di potere per Putin. Per l'Unione Europea, il mercato agroalimentare russo copre il 9,9% del totale delle esportazioni nella Federazione. Nel 2013 l'export in questo settore ha raggiunto un valore di 11,8 miliardi di euro. Il prezzo da pagare per i produttori europei cambia naturalmente in base al peso del mercato russo: per la frutta rappresenta il 27% delle esportazioni Ue, per la verdura il 21,5%.

Il prossimo terreno di scontro potrebbero essere i cieli: confermando intenzioni rese note nei giorni scorsi, Medvedev ha detto che l'ipotesi di vietare il sorvolo del territorio russo alle compagnie americane ed europee "è sul tavolo", così come la possibile adozione di misure a protezione dell'industria locale dell'auto, della cantieristica e dell'aeronautica. A questo riguardo, il primo ministro russo si è però mostrato prudente: «Il governo - ha detto - comprende l'importanza della cooperazione per questi settori», e agirà «con buon senso». Il divieto di transitare nello spazio aereo russo per ora vale soltanto per le compagnie aeree ucraine.

Si fanno intanto sempre più preoccupanti le notizie che arrivano da Donetsk, dove gli abitanti parlano di attacchi aerei che le autorità di Kiev continuano a smentire. Tre civili avrebbero perso la vita nella notte. Nella capitale ucraina è arrivato Anders Fogh Rasmussen, il segretario generale della Nato. L'incrociatore americano Vella Gulf è rientrato nelle acque del Mar Nero, una presenza, scrive la Marina Usa, che «ci permetterà di lavorare con alleati e partner per mantenere la sicurezza della regione». Sviluppi che Mosca vede come provocazioni, proprio nel momento in cui la Nato alza l'allarme sulla possibilità di un intervento diretto russo in Ucraina. Esattamente sei anni fa, nella notte del 7 agosto 2008 iniziava la guerra tra Russia e Georgia.

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