Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2014 alle ore 06:37.

My24

Walter
Riolfi Sostenere che Piazza Affari e BTp siano scesi per una presunta delusione dopo le parole di Mario Draghi («la mancanza di riforme strutturali non incentiva a investire») è un pretesto comodo e pure falso. Il mercato italiano è sceso perché è mutato il vento sulle borse internazionali e su quelle più rischiose dell'area euro in particolare. Ammesso che vi sia stata qualche novità nel discorso di Draghi, questa s'è consumata tutta alle 15.12, quando il presidente della Bce ha dichiarato che le politiche monetarie nella zona euro e negli Usa sono destinate a divergere per un lungo periodo. Siccome non occorre essere economisti per capirlo, l'euro s'è indebolito un poco e il dollaro s'è apprezzato. Ci si sarebbe aspettati che anche i tassi d'interesse (sui mercati) si muovessero di conseguenza e, invece, quelli dei Treasury sono scesi in compagnia del Bund. E in simpatia con un corposo rialzo dell'oro.
Il grosso del movimento è avvenuto poco dopo l'apertura di Wall Street: quando anche i principali indici azionari internazionali, guidati dall'S&P, hanno iniziato a declinare. Il fatto che siano invece saliti i rendimenti dei BTp, dei Bonos o degli altri titoli di Stato dei Paesi periferici, così come dei junk bond, è la dimostrazione di un generale ripensamento dei rischi sui mercati mondiali. Cosa abbia provocato questo mutamento d'umore è difficile dire. Si possono addurre le sanzioni alla Russia (che nuocciono all'Europa), la traballante crescita economica in Eurozona, la recessione in Italia e il difficile cammino delle riforme del governo Renzi. Ma il tutto spiega assai poco, poiché i primi venti di crisi sono partiti dagli Usa, ossia dall'economia in più forte crescita e potenzialmente incline a una più restrittiva politica monetaria.
Quello che s'è visto in questi giorni sui mercati ha poco a che fare con la logica economica e più con la propensione al rischio. In questa prospettiva, hanno senso anche alcuni apparenti paradossi: rendimenti del Bund a 10 anni crollati all'1,06% o dei Treasury al 2,43%. Se si vuole ridurre il rischio, si possono accettare per qualche tempo anche ritorni reali negativi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi