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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2014 alle ore 18:33.
L'ultima modifica è del 12 agosto 2014 alle ore 18:47.

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«Non ha senso fare una discussione retorica articolo 18 sì o no, sganciata da politiche di sviluppo e nuove tutele sociali. Il nostro vuol essere davvero un governo di rottura». Il ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, in un'intervista al quotidiano Avvenire, risponde cosi' al leader di Ncd, Angelino Alfano, ministro dell'Interno, che ieri ha rilanciato il tema dell'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. «Dobbiamo uscire da un modo conformista di affrontare i problemi - prosegue Madia - , e questo vale anche per il mercato del lavoro. Non dobbiamo piantare bandierine, dobbiamo governare e farlo con coraggio che è proprio l'opposto del conformismo».

Epifani: il caldo fa brutti scherzi
«Il caldo di agosto fa brutti scherzi e a farne le spese è una tutela essenziale dei diritti dei lavoratori. È bene non esagerare in una stagione già segnata da difficoltà enormi». Lo ha detto Guglielmo Epifani, a proposito della richiesta di Angelino Alfano di abrogare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. «Il problema italiano, non da oggi, è il calo degli investimenti pubblici e privati - ha dichiarato - e da questo bisogna ripartire per tornare a far crescere il Paese».

Camusso: bisogna creare lavoro non discriminazione
Il segretario della Cgil Susanna Camusso affida a twitter il suio pensiero sull'articolo 18 .«Bisogna creare lavoro non discriminazione! Basta con le vecchie e fallimentari ricette della destra. Cambia verso. Sì all'art. 18», è scritto nel suo tweet.

Gasparri: va abolito
«Il tema del lavoro non diventi l'ennesimo banco di scontro di questa sfilacciata maggioranza. Una parte vuole riaprire la discussione sull'articolo 18, un'altra lo considera intoccabile e anzi si fanno furbeschi appelli per allargamenti a sinistra. Forza Italia è l'unica ad avere una posizione definitiva e chiaramente riformatrice», ha dichiarato il senatore Maurizio Gasparri (FI). «Non permetteremo - ha aggiunto - che sull'articolo 18 si consumi l'ennesimo psicodramma. Per noi va abolito. Vedremo chi ci sta, chi vuole condannare il paese all'immobilismo totale e continuare ad accumulare disoccupazione record e chi poi lancia sfide ma si accontenta di mezze misure per salvare il posto al sole. Così non si va avanti. Più coraggio, più determinazione. Basta diktat della Cgil, si pensi a modernizzare il paese. Il potere d'acquisto delle famiglie italiane è precipitato, i consumi sono fermi, le tasse troppo alte».

D'Amato: l'articolo 18 è anacronistico
L'articolo 18? «Anacronistico, «una stortura tutta italiana», un peso «insopportabile» per le imprese, ma anche «un freno alla ripresa dell'occupazione». Questo il parere di Antonio D'Amato, ex presidente di Confindustria. «Aver fatto perdere questi quindici anni all'Italia ha fatto un danno gravissimo allo sviluppo, alla competitività e all'occupazione».

Bocca (Fedralberghi): è un ostacolo da superare
«Se in Italia si vuole davvero cambiare direzione e dare slancio alla nostra economia è giusto considerare seriamente il superamento dell'articolo 18», ha detto il presidente di Federalberghi, il senatore Bernabò Bocca (Fi), intervenendo nel dibattito promosso dal ministro Alfano sulla richiesta di abolizione dell'articolo 18 entro questo agosto 2014. «Nella congiuntura odierna, quel che nel 1970 è stato salutato come un avanzamento, rappresenta un freno: è dell'occupazione che dobbiamo preoccuparci e dunque di tutto ciò che può facilitare la creazione di posti di lavoro».

Il Mattinale (Fi): massima flessibilità in entrata e in uscita
Sulla proposta di Sacconi sull'articolo 18 (accordo entro agosto e approvazione del Jobs act, contenuta nell'intervista al Sole 24 Ore di oggi) «noi ci stiamo. E il Pd?». Così 'Il Mattinale', la nota politica redatta dallo staff di Forza Italia alla Camera. «Nei momenti di crisi occorre garantire, nel mercato del lavoro, il massimo della flessibilità in entrata e in uscita. Tre anni di moratoria dell'articolo 18 per i nuovi assunti. Noi siamo d'accordo con Alfano sui contenuti. Non facciamo come il ministro che gioca questa carta per ragioni politiche di visibilità dentro la maggioranza».

Vaccaro (Pd): è un totem del passato, va abolito
«Articolo 18. La sua abolizione solleverebbe il solito vespaio. Ma servirebbe ad abbattere un totem del passato e toglierebbe un freno agli imprenditori». Lo ha scritto su twitter Guglielmo Vaccaro, deputato del Partito democratico.

Cgia: l'articolo 18 tutela il 2,4% delle aziende
L'Ufficio studi della Cgia ha elaborato delle stime. Se le aziende «interessate» dall'articolo 18 sono solo il 2,4 per cento del totale, a essere tutelati da questo provvedimento sono il 57,6 per cento dei lavoratori dipendenti italiani occupati nel settore privato dell'industria e dei servizi. In termini assoluti, su poco meno di 4.426.000 imprese presenti in Italia, solo 105.500 circa hanno più di 15 addetti. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, invece, su oltre 11 milioni di operai e impiegati presenti nel nostro Paese, quasi 6.507.000 lavorano alle dipendenze di aziende con più di 15 dipendenti: soglia oltre la quale si applica l'articolo 18. «In una fase congiunturale cosi' difficile - ha dichiarato il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - credo che l'eventuale proposta legislativa rivolta all' abolizione dell'articolo 18 darebbe luogo ad un duro scontro politico/sindacale che il Paese non si può permettere».

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