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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2014 alle ore 20:37.

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«#Renzinonmangiailpanettone» è l'hashtag lanciato sul blog di Beppe Grillo dal giurista del M5S, Aldo Giannuli. Che ritorna a lanciare l'allarme e boccia senza appello le mosse del Governo: continuando così il commissariamento della Troika arriverà a breve.

Quel debito «insostenibile»
Per Giannuli il commissariamento è questione di giorni: «Come si sa, questo è un Paese in cui le cose serie si decidono a Ferragosto. Poi, al rientro, gli italiani trovano il piatto cotto in tavola». Un piatto indigesto, secondo i Cinque Stelle. Giannuli dice di vedere «infittiti i segni di una crescente insofferenza dei poteri forti e semi-forti verso Renzi». Indica i troppi avversari e legge la «bacchettata di Draghi» come «il preannuncio del licenziamento». Le riforme istituzionali all'Europa non interessano, continua Giannuli: «Il punto centrale è la situazione insostenibile del debito italiano». E cita Zingales sul Sole-24 Ore del 27 luglio, quando segnalava che «non saremo mai in grado di soddisfare il fiscal compact» e che «la situazione del nostro debito pubblico e insostenibile a meno di una significativa ripresa dell'inflazione».

Le accuse alla Germania
Il M5S se la prende con la Germania, accusata di "manovrare" l'euro e di impedire quell'inflazione al 3% che per i Paesi debitori come l'Italia «sarebbe una grande boccata d'ossigeno» ma che per i tedeschi sarebbe «una tassa patrimoniale» sui titoli finanziari acquistati in euro. Per loro - accusa Giannuli - «la soluzione sta nella spoliazione dei Paesi debitori, del loro patrimonio pubblico e di quello privato» con la leva fiscale e la svendita del patrimonio pubblico. Cose, si legge sul blog, che «Monti aveva iniziato a fare con grande sollievo della platea "europea"».

Renzi «piccolo leader»
Il premier - continua Giannuli - si sta limitando a giocare «al piccolo leader». Ma l'unica strada è la Troika. Se L'Italia non la chiederà - è la profezia - «si procederà con un nuovo assedio dello spread», come nel novembre 2011 «quando c'era da cacciare Berlusconi». Ci sarebbe un'altra strada, per i Cinque Stelle: «far saltare il tavolo» ovvero dichiarare il default (da oltre 2mila miliardi). Perché «un piccolo debito è un problema del debitore ma un grande debito è un problema del creditore». Ma questo - conclude il giurista - «richiederebbe una intelligenza, una preparazione, un coraggio politico di cui non sospettiamo neanche lontanamente Renzi». Dunque, «prepariamoci».


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