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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2014 alle ore 09:22.
L'ultima modifica è del 18 agosto 2014 alle ore 09:28.

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«Ritornando a Roma dopo la mia visita in Corea, desidero rinnovare a lei eccellenza e ai suoi cittadini l'assicurazione dei miei migliori voti, e invoco la divina benedizione sulla sua terra». E' questo il testo di un messaggio che Papa Francesco ha indirizzato al presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, nel momento in cui l'apparecchio della Korean Airlines che lo riporta a Roma sorvolava il territorio del Paese. E' la seconda volta che cio' avviene perche' nessun altro Papa, fino a mercoledi' scorso, aveva mai sorvolato al Cina. Ne' mai un gruppo di giovani cinesi aveva partecipato prima ad un incontro con il Papa, come e' accaduto in occasione della Giornata della gioventu' dell'Asia, alla quale hanno partecipato, accanto ai 60 giovani arrivati ufficialmente dalla Cina, la cui presenza e' stata confermata dagli organizzatori coreani del raduno, alla Giornata della Gioventu' asiatica altri 240 ragazzi giunti dalla Cina Popolare, 400 da Taiwan, 550 da Hong Kong e 20 da Macao.

I giovani cattolici cinesi giunti al di fuori della delegazione sono riusciti ad arrivare nonostante gli ostacoli burocratici posti dalle autorita' perche' ciascuno di loro si e' organizzato individualmente il viaggio all'estero contattandosi solo successivamente sui social network per darsi appuntamento in Corea del Sud. «Spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti. Non mi riferisco solo al dialogo politico ma anche al dialogo umano e fraterno», aveva detto Papa Francesco, discostandosi parzialmente dal testo preparato per l'incontro con i 68 vescovi di 35 nazioni dell'Asia, riuniti al santuario di Haemi (90 chilometri a sud di Seul). Il riferimento e' certamente alla Cina, ma non solo: ancora non hanno relazioni diplomatiche con la Santa Sede anche la Corea del Nord, il Laos e il Myanmar, mentre il Vietnam ha avviato il percorso che portera' a stabilirle.

Anche durante il volo che mercoledi' scorso lo portava a Seul, Papa Francesco aveva inviato un telegramma al presidente Xi Jinping: «rivolgo i migliori auguri a vostra eccellenza e ai suoi concittadini e invoco le benedizioni divine di pace e benessere sulla nazione». Un gesto accolto positivamente a Pechino, dove il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha commentato: «Abbiamo ricevuto le osservazioni di Papa Francesco. La Cina e' sempre stata sincera nel migliorare le sue relazioni con il Vaticano e ha sempre fatto sforzi positivi in questo senso». Anche padre Mathew Zhen Xuebi, portavoce informale della Associazione Patriottica che in Cina rappresenta una sorta di Chiesa autocefala in perenne conflitto con quella (sotterranea) in comunione con Roma, ha parlato di «un passo in avanti per migliorare la comunicazione». «Abbiamo la speranza - ha confidato il sacerdote, secondo quanto riportato dal sito specializzato `Vaticaninsider´ - che un giorno Cina e Vaticano possano stabilire rapporti diplomatici e che il Papa sara' in grado di visitare la Cina».

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