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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2014 alle ore 23:29.
L'ultima modifica è del 24 settembre 2014 alle ore 21:32.

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Il video è autentico
L'Fbi ritiene che sia autentico il video diffuso ieri dagli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Is) in cui viene un uomo decapita con un coltello il giornalista americano James Foley e minaccia gli Usa di ucciderne un secondo se Barack Obama continuerà a ordinare nuovi raid contro le loro posizioni. Lo ha confermato anche la portavoce del Consiglio nazionale per la Sicurezza della Casa Bianca, Caitlin Hayden: l'intelligence Usa «ha analizzato il video in cui vengono mostrati i cittadini americani James Foley e Steven Sotloff» e, ha detto la portavoce, «abbiamo raggiunto il giudizio che si tratta di un video autentico».

Obama informato sul video
Il presidente americano Barack Obama è stato informato del video dell'Isis sulla decapitazione di un giornalista freelance americano, James Foley, rapito in Siria nel 2012. Lo rende noto la Casa Bianca. Obama è stato informato mentre era sull'Air Force One, di ritorno a Martha's Vineyard, dopo essere rientrato a Washington per due giorni. Il presidente, riferisce la Casa Bianca, continuerà ad essere aggiornato.

La madre del reporter: orgogliosi di lui
«Non siamo mai stati così orgogliosi di nostro figlio. Ha dato la sua vita cercando di rivelare al mondo la sofferenza del popolo siriano»: così Diane Foley, madre di James Foley, il giornalista freelance americano la cui decapitazione è stata mostrata in un video dall'Isis. «Supplichiamo i rapitori di risparmiare la vita degli altri ostaggi. Sono innocenti, come lo era Jim. Non hanno controllo della politica del governo americano in Iraq, Siria o in altri parti del mondo», si legge sul profilo Facebook di Diane.

Mistero su un altro giornalista Usa
È mistero sulla sorte di un terzo giornalista americano, Austin Tice, scomparso in Siria nel 2012 e la cui famiglia ha espresso nelle ultime ore le condoglianze ai genitori di James Foley, reporter statunitense ucciso barbaramente da jihadisti dello Stato islamico. Nel video, diffuso ieri sera dal gruppo estremista armato, si mostra la decapitazione di Foley e l'immagine di un altro giornalista americano, Steven Sotloff, anche lui in mano ai jihadisti che minacciano di ucciderlo.

Nessuna menzione viene però fatta di Tice, 33 anni, scomparso il 14 agosto 2012 a nord di Damasco e a ridosso del confine con il Libano, in una regione che all'epoca era contesa tra forze del regime di Bashar al Assad e ribelli locali. Prima di intraprendere la professione di giornalista, Tice aveva servito come marines americano in Afghanistan e in Iraq. Ed era entrato in Siria dal Libano tramite valichi informali di frontiera. Alla fine di agosto 2012, il Washington Post, giornale per il quale Tice lavorava, citava fonti "bene informate", tra le quali l'ambasciatore della Repubblica Ceca in Siria che rappresentava al momento gli interessi Usa, affermando che il giovane freelance era stato catturato da forze governative e detenuto nei pressi di Damasco.

Ai primi di ottobre di due anni fa, la allora portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland, aveva confermato che Washington riteneva che Tice fosse nelle mani dalle forze lealiste. In quei giorni era apparso un breve video amatoriale che mostrava Tice, bendato, accompagnato da uomini incappucciati e vestiti di bianco lungo un non meglio precisato sentiero di montagna. «Negli ultimi 635 giorni - hanno scritto i genitori Marc e Debra Tice - abbiamo dovuto condividere un terribile incubo, che ci ha fatto essere vicini alla famiglia di Foley. A cui adesso va il nostro affetto».

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