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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2014 alle ore 06:38.

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NEW YORK
Almeno sei, forse sette colpi - due fatali alla testa, altri al braccio e al torace - hanno tolto la vita a Michael Brown. Non un paio «o qualcuno di più», come aveva detto con surreale cinismo il capo della polizia locale di Ferguson in una conferenza stampa la scorsa settimana.
La tragica contabilità dei proiettili è stata rivelata da un'autopsia organizzata dalla famiglia del 18enne afroamericano ucciso il 9 agosto da un agente bianco nel sobborgo-ghetto di St.Louis, Missouri. Nessun segno invece di colluttazione o di spari a distanza ravvicinata, anche se la polizia ha sostenuto che Brown, un ragazzone di oltre due metri e 130 chili, ha aggredito l'agente.
Il responso, redatto da un ex medico legale della polizia di New York con 50 anni di esperienza, Michael Baden, non è definitivo: un'ulteriore autopsia è attesa direttamente per conto del ministro della Giustizia Eric Holder, che ha incontrato il presidente Barack Obama per aggiornarlo su una crisi che rischia continui rovesci e pone sfide di leadership per la Casa Bianca. Obama ha poi annunciato, in una conferenza stampa, che Holder si recherà domani a Ferguson, e ha invitato dimostranti e polizia alla calma. Ma le rivelazioni dell'autopsia sono state sufficienti a rendere ancor più rovente il clima nel sobborgo di St.Louis. La madre di Michael Brown, Leslie McFadden, ha chiesto ieri pubblicamente l'arresto dell'agente, un veterano da sei anni servizio, Darren Wilson. E ha commentato che il ritorno alla normalità è possibile solo se sarà fatta giustizia, se il poliziotto «sarà ritenuto responsabile delle sue azioni».
Con l'escalation delle tensioni il governatore dello Stato, Jay Nixon, ha compiuto un nuovo, straordinario, passo per mantenere l'ordine: dalla mattinata ha mobilitato la Guardia nazionale. I militari del Missouri, giunti a Ferguson in serata, aiuteranno la polizia statale, che ha sostituito gli screditati agenti locali nel controllo del sobborgo ma nelle ultime ore era parsa anch'essa in difficoltà.
La decisione è stata presa dopo una nuova notte, tra domenica e lunedì, segnata da scontri tra dimostranti e forze dell'ordine. Gli incidenti sono scoppiati quando la polizia, incaricata di far rispettare un coprifuoco notturno - ieri cancellato con l'arrivo della Guardia nazionale - ha cercato di far arretrare e disperdere centinaia di dimostranti con il lancio di lacrimogeni. Portavoce delle autorità hanno dichiarato che la risposta è scattata davanti a comportamenti aggressivi da parte di gruppi di dimostranti, con il lancio di Molotov, spari e atti di vandalismo. E il governatore ha denunciato le azioni di facinorosi che avrebbero stravolto proteste pacifiche.
Ma, di sicuro, le nuove violenze hanno spezzato una tregua faticosamente conquistata e durata per giorni durante i quali aveva prevalso una gestione diplomatica delle proteste. Questo dopo che le autorità locali avevano gettato benzina sul fuoco, oltre che con le prove di forza belliche nelle strade, rilasciando il video girato dalla telecamera di sicurezza di un negozio che sembra mostrare Brown nell'atto di rubare un pacchetto di sigarette. Il dispiegamento della Guardia nazionale, ordinato e avvenuto in un'atmosfera di scetticismo a Ferguson, diventa adesso l'ultimo simbolo di una crisi ancora priva di soluzioni.
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