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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2014 alle ore 06:38.
L'ultimo grido di allarme viene dal mare: un «numero significativo» di navi mercantili, cariche di generi alimentari diretti verso i porti russi, dovrà invertire la rotta. Lo ha fatto sapere Maersk Line, unità del colosso danese di trasporti ed energia. La sua è la prima flotta al mondo di navi container: il bando russo all'import europeo e americano, in modo indiretto, è arrivato anche a lei.
«I clienti di Maersk Line - scrive la compagnia in una nota - sono stati colti assolutamente di sorpresa dalle sanzioni che, avendo effetto immediato, causeranno il richiamo di un numero significativo di cargo attualmente in mare». Le perdite, si specifica, non ricadranno sulla compagnia di trasporti ma sui produttori e i Paesi di provenienza delle merci. Per Maersk Line la situazione si traduce anzi in un vantaggio, perché la Russia intende aumentare l'import alimentare dai Paesi più lontani, in particolare dall'America Latina, esclusi dal bando perché non hanno adottato provvedimenti contro l'economia russa. A bordo dei cargo di Maersk Line si intrecciano le sorti di chi vince e chi perde a causa delle sanzioni.
Del secondo gruppo, accanto alle repubbliche baltiche ex sovietiche, fa sicuramente parte la Finlandia, un'economia troppo vicina alla Russia per non subire l'impatto di ogni tempesta sui rapporti bilaterali: quasi la metà delle imprese finlandesi, sottolinea la Camera di commercio, sarà danneggiata più o meno direttamente dalle sanzioni. Tra queste i piccoli trasportatori che non possono certo diversificare e allungare le rotte come Maersk Line.
Per la Finlandia la Russia è il terzo mercato di esportazione, il 10% delle vendite di prodotti finlandesi all'estero: ancor prima dell'era delle sanzioni, la crisi ucraina aveva iniziato a pesare sugli scambi. Buona parte di questi riguarda l'industria di formaggio e latticini, e qui il carico pesa soprattutto su Valio, una cooperativa che ha spiegato di produrre l'85% delle esportazioni finlandesi colpite dal bando russo, per un valore di 240 milioni di euro. Costretta a fermare la produzione dei prodotti diretti in Russia, Valio sta mettendo in discussione 800 posti di lavoro.
Altri Paesi europei colpiti sul fronte dei latticini sono Danimarca o Irlanda: ma la Finlandia ha dimostrato che in questa battaglia che danneggia un po' tutti, Russia compresa, mentre il contagio si allarga, ci sono modi per limitare i danni. Potrebbe non essere casuale il fatto che mercoledì il governo russo abbia accorciato la sua "lista nera" di generi alimentari proibiti per riaprire le porte a prodotti necessari alla propria agricoltura, come le patate da semina, o i latticini privi di lattosio: il 10% delle esportazioni di Valio in Russia. Il giorno di ferragosto, il presidente finlandese Sauli Niinisto era andato a trovare Vladimir Putin a Sochi, per far presente quanto i rapporti bilaterali siano danneggiati dalle sanzioni europee e americane contro Mosca, così come dal bando sull'import alimentare.
Nessuna schiarita in vista invece per McDonald's. Anzi, dopo l'ordine di chiusura di quattro ristoranti a Mosca, la catena americana di fast food è nel mirino delle autorità sanitarie russe anche nel resto del Paese, accusata per presunte violazioni delle norme igieniche o degli standard di qualità degli ingredienti usati. Il moltiplicarsi di inchieste e raid, da Ekaterinburg a Cheljabinsk, alimenta però il sospetto che la guerra a McDonald's abbia più a che fare con la reazione russa alle sanzioni americane. Ritorsioni che dunque possono coinvolgere anche le imprese straniere che hanno scelto di essere presenti in Russia, non solo come esportatori: dopo McDonald's, chi potrebbe finire nel mirino?
Un'analisi di Société Générale cita alcuni tra i grandi gruppi che in Russia generano i maggiori profitti e sono quindi più esposti: la britannica Bp o la tedesca E.On per l'energia, Coca-Cola, Basf, Carlsberg, Alstom. Preoccupazioni che si ritrovano nelle analisi di altre banche: come Rabobank, il primo istituto olandese attivo nel credito al settore agricolo, che mette in luce l'impatto negativo su alcuni dei suoi clienti. Bert Bruggink, chief financial officer di Rabobank, ha spiegato ieri come l'incertezza legata alla crisi ucraina rischi alla fine di farsi sentire anche sui risultati della banca, riflesso dell'impatto sul settore agricolo. Nei giorni scorsi l'ufficio olandese di statistica aveva quantificato in «almeno 300 milioni di euro» le perdite per l'export nazionale a causa delle sanzioni.
Sul fronte della frutta, la Commissione europea ha adottato ieri misure di emergenza a sostegno di pesche e nettarine per un totale di 32,7 milioni di euro: aiuti di cui beneficerà anche l'Italia, fino a 1,288 milioni.
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La guerra delle sanzioni