Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2014 alle ore 06:38.

My24


La debolezza della "Fortezza Europa", la sua inadeguatezza a rispondere con risorse e capacità operative al fenomeno migratorio si misurano ogni giorno sulle banchine di Porto Empedocle, di Pozzallo, di Crotone dove dalle navi della Marina italiana sbarcano migliaia di famiglie siriane e di giovani dell'Africa subsahariana sottratte a un destino di morte sicura nel Canale di Sicilia.
Controlli sanitari, fotosegnalazioni a singhiozzo, qualche arresto di scafisti. Poi la solita trafila con gli allontanamenti dai centri di identificazione e le destinazioni del Nord, Germania e Svezia in testa. Il regolamento di Dublino del 2003 (che aveva sostituito la convenzione di Dublino del '90) sulle competenze del primo Paese per le procedure di riconoscimento dello status di rifugiato costantemente disatteso. Pare non si possa fare altro, almeno per ora. L'Agenzia europea per i rifugiati, punto qualificante della Commissione Barroso non ha visto mai la luce. Anche il nuovo presidente dell'esecutivo comunitario, Jean Claude Juncker, ha messo immigrazione e asilo tra le priorità del suo programma. Vedremo. L'idea italiana di emendare Dublino prevedendo il mutuo riconoscimento dello status di rifugiato nel giugno scorso si è scontrata con l'opposizione inglese ma forse verrà riproposta con altra forma.
Nel frattempo, la missione Mare Nostrum, lanciata dall'ex premier Enrico Letta dopo la tragedia di Lampedusa nell'ottobre 2013, da operazione di emergenza ha assunto i caratteri di pattugliamento permanente con gravi inconvenienti. Innanzi tutto i costi. Come ha segnalato ieri al Meeting di Rimini lo stesso Capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, l'operazione costa attualmente 9 milioni di euro al mese per cinque unità impegnate ogni giorno nell'attività SAR (search and rescue). Nel bilancio della Marina per la manutenzione di tutta la flotta destinata alla normale attività addestrativa sono stanziati 9,8 milioni al mese. «L'operazione Mare Nostrum è molto grande - ha osservato De Giorgi - rientra nelle nostre capacità ma è difficilmente sostenibile nel tempo, meglio pensare ad operazioni integrate con altre Marine come quella antipirateria con il coinvolgimento di mezzi di altri Paesi del Mediterraneo come Spagna, Francia, Malta».
Un altro elemento che induce a un "annacquamento" di Mare Nostrum in Frontex è il cosiddetto "pull factor". Paradossalmente la grande efficienza della Marina (che ha indotto qualcuno a candidarla al prossimo Nobel per la pace per le 120 mila vite salvate finora) ha incentivato il numero delle partenze, dimezzato i costi della traversata dai porti libici e favorito la messa in mare di imbarcazioni sempre più precarie e quasi senza carburante che fanno rotta verso le unità italiane.
Questi i dati di fatto che a Bruxelles e nei ministeri dell'Interno di tutti i Paesi europei gli addetti ai lavori conoscono alla perfezione. Anche per questo non sarà facile per il responsabile del Viminale Angelino Alfano ottenere dall'Unione europea un aiuto robusto da parte di Frontex. Il commissario Cecilia Malmstroem pur affermando la vicinanza dell'Europa agli sforzi italiani ha più volte ricordato che se la Marina italiana salva i migranti a farsene carico per il resto della vita sono i Paesi del Nord. Oggi a Roma un incontro tecnico dovrebbe preparare la missione di Alfano a Bruxelles prevista per domani. L'idea di Alfano è cambiare bandiera alla missione, da Mare Nostrum a Frontex.
Secondo il sottosegretario alle Politiche comunitarie Sandro Gozi sarebbe già un buon risultato se Frontex si facesse carico del 30 o 40% dei costi attuali di Mare Nostrum. Ma le risorse sono poche. Frontex ha un bilancio complessivo di 30 milioni di euro circa. Una proposta concreta arriva da Tripoli dove l'ambasciatore italiano Giuseppe Buccino suggerisce di destinare a Mare Nostrum parte delle risorse della missione europea Eubam per assistenza tecnica al controllo delle frontiere libiche che ha avuto uno stanziamento di 30 milioni ancora non spesi tutti per la grave situazione politica in cui versa il Paese. Circa l'ipotesi di replicare sulle coste libiche le operazioni della Marina e della Guardia di Finanza in Albania con il blocco delle partenze è stata studiata la fattibilità di una simile operazione di forza ma scartata subito anche per i gravi rischi connessi e il grande numero di milizie armate presenti nel Paese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi