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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2014 alle ore 18:46.
L'ultima modifica è del 17 settembre 2014 alle ore 12:29.

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Ha cambiato volto a Berlino negli ultimi tredici anni. Coniando lo slogan geniale "povera ma sexy", il sindaco Klaus Wowereit ha trasformato la capitale tedesca in una metropoli attraente, meta di giovani talenti e cluster di start-up tecnologiche. Pil in crescita, prezzi immobiliari pure, boom del turismo e disoccupazione quasi dimezzata. Ma a Wowereit non è bastato: ha convocato i giornalisti e annunciato che lascerà l'incarico l'11 dicembre.

In anticipo di un anno sulle elezioni che avrebbero dovuto tenersi nel 2016, Wowereit abbandona mentre la sua stella era andata appannandosi negli ultimi tempi anche a causa di clamorosi insuccessi, primo fra tutti la mancata apertura del nuovo aeroporto cittadino. Venne pensato fin dalla caduta del Muro, nel 1989; avrebbe dovuto essere inaugurato nel 2012; i lavori iniziarono nel 2006. Forse aprirà i cancelli nel 2016. Forse, perché ora il consorzio a cui è affidata la costruzione è sull'orlo dell'insolvenza e ha costante bisogno di finanziamenti "tampone". Problemi tecnici a catena ne hanno rimandato l'inaugurazione, i costi sono lievitati, il progetto è rimasto senza fondi e a luglio è finito sotto la lente impietosa della corte dei conti europea che ne ha criticato molti aspetti, incluse le spese eccessive nella costruzione di parcheggi con accesso diretto ai gate riservati proprio al sindaco e ai suoi ospiti.

«Una delle più grandi sconfitte, non voglio nasconderlo - ha ammesso Wowereit, socialdemocratico in carica dal 2001 - è il fatto che l'aeroporto non ha aperto come previsto. Mi dispiace profondamente di non essere riuscito a porre rimedio alla cosa». Ma il sindaco, 60 anni, vicino nell'Spd al vicecancelliere Sigmar Gabriel, ha anche rivendicato i tanti successi: «Me ne vado volontariamente, soddisfatto, convinto di aver fatto il mio lavoro per lo sviluppo positivo di questa città». Amareggiato, oltre che soddisfatto. «Non è stato facile prendere questa decisione. Per quaranta anni ho fatto politica per questa città» ha aggiunto. «È stata una sconfitta amara». A cui non sono state estranee le critiche dall'interno del partito che non lo ha sostenuto con convinzione in vista della campagna 2016.

In effetti nell'era Wowereit - il primo politico di rilievo nazionale a fare outing sull'omosessualità (nella campagna elettorale del 2001 dichiarò: «Sono gay ed è una cosa buona») - Berlino ha vissuto importanti trasformazioni, pur restando una delle città più indebitate del paese (il doppio della media nazionale), con un reddito pro capite più basso e il 17% dei berlinesi assistiti dal welfare; un tasso di disoccupazione all'11% contro il 6,6 tedesco; una popolazione in aumento a 3,4 milioni ma ancora distante dai livelli di inizio Novecento. Con Wowereit Berlino ha recuperato terreno velocemente: crescita in media del 2,3% tra il 2005 e il 2012 (rispetto alla media nazionale dell1,5 per cento) e soprattutto è sbocciata in una «metropoli mondiale, attraente , tollerante e aperta. E sulla giusta strada economica». Parole di Gabriel dopo uno degli ultimi attacchi a Wowereit, qualche mese fa. Inutili tuttavia a tenerlo in sella. Il successore, all'interno dell'Spd, deve ancora essere scelto; indiscrezioni dei media indicano Jan Stoess, capo del partito socialdemocratico di Berlino.

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