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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2014 alle ore 08:38.

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Ha un vero e proprio Ministero delle Finanze, che controlla un'economia che vanta l'estrazione di materie prime - il petrolio - come agricoltura e commercio. Un sistema di tassazione che sconfina nell'estorsione organizzata su una popolazione di otto milioni di persone. E una serie di attività ancor meno presentabili, rapimenti e riscatti, e di finanziamenti occulti da parte di ricchi sostenitori sparsi nel mondo arabo.

È questo lo Stato Islamico, il Califfato dichiarato da ISIS nelle regioni settentrioni dell'Iraq e orientali della Siria, dove gestisce un ampio territorio e si è impadronito di filiali della banca centrale siriana, di imprese, di coltivazioni e di pozzi di greggio. Una "macchina" economica diversificata che rende oggi particolarmente grave la minaccia creata da questo erede di Al Qaeda, e anche particolarmente difficile la sua sconfitta. Il giudizio è dell'intelligence e degli analisti dell'amministrazione americana, interpellati dal Wall Street Journal.

ISIS, ampliando strategie già usate dal suo predecessore, Al Qaeda in Iraq, è diventata oggi la più ricca organizzazione terroristica in attività, la più radicata sul territorio e soprattutto la più autosufficiente. Perché non conta di fatto più sulle donazioni di facoltosi sunniti con simpatie estremiste, quali esponenti sauditi, nè sulle volatili entrate di azioni apertamente criminali quali i riscatti per gli ostaggi. Queste sono ormai come un bonus di fine anno. Conta, invece, su una struttura istituzionalizzata del terrore, su un'economia sommersa ma perfettamente oliata che ne garantisce la tenuta e la sopravvivenza. Bombardarla è pressochè impossibile. E soffocarla, con sanzioni e embarghi sul greggio e su beni alimentari, rischia di generare come conseguenza catastrofi umanitarie per la popolazione civile che vive sotto il suo controllo. "I soldi che arrivano dall'esterno impallidiscono di fronte alle attività di autofinanziamento", ha detto al Journal un funzionario del Dipartimento di Stato. Attività che, ha stimato, rastrellano milioni di dollari al mese.

Dietro la loro brutalità fisica - sono stati ripudiati persino da ufficiali rappresenti della vecchia Al Qaeda - ISIS nasconde una altrettanto brutale scaltrezza e abilità manageriale. I suoi traffici coinvolgono senza problemi intermediari e compratori di paesi o regioni che formalmente sono nemici giurati: dai curdi agli sciiti iracheni, dagli iraniani fino ai turchi.

Le loro esportazioni funzionano così: i pozzi di petrolio e gas naturale caduti in mano agli estremisti, otto solo in Siria a Raqqa e Deir Ezzor, sfornano tra i 30.000 e i 70.000 barili al giorno. Questi vengono venduti, quando si tratta del petrolio meno pregiato, a 26-35 dollari al barile a uomini d'affari e trader, a volte locali e a volte basati in Libano e Iraq ma non solo, che poi spesso li importano in Kurdistan come in Iran o in Turchia dove vengono venduti a prezzo scontro rispetto alle quotazioni di mercato. A volte vengono anche rivenduti al regime siriano di Bashar al-Assad. Una consegna "a domicilio" richiede un sovrapprezzo per le complicazioni logistiche.

Per dare un esempio dei volumi degli scambi: Ankara ammette che i sequestri di petrolio illegale sono aumentati del 300% dal 2011, da quando ISIS ha preso piede nella guerra civile in Siria, e si tratta solo della punta dell'iceberg perché le stesse autorita' turche riconoscono che il confine resta estremamente poroso. Le attività commerciali del Califfato terrorista comprendono anche derrate alimentari come oggetti d'antiquariato e reperti archeologici.

I militanti di ISIS hanno anche instaurato un sistema di dura ma ordinta tassazione ed estorsione a carico di una popolazione che viene calcolata da fonti locali e occidentali in ben otto milioni di persone: amministrano capillarmente il territorio, imponendo pagamenti ai contadini, imprenditori e residenti. Una volta conquistato un territorio o una città si recano di porta in porta, richiedendo precisi balzelli: nel caso degli agricoltori in oro o metalli preziosi, non in raccolti che sono soggetti a vicissitudini ambientali quali le siccità. Le minoranze etniche e religiose, cristiani compresi, per poter restare sono soggette a particolari vessazioni e pagamenti. Tariffe vengono imposte per i trasporti e mazzette per la protezione dei business, in perfetto e comprovato stile mafioso.

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