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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2014 alle ore 10:17.
L'ultima modifica è del 29 agosto 2014 alle ore 07:12.

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Il punto sul Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio - dove approderanno il decreto Sblocca-Italia e il dossier ancora aperto della giustizia, ma non le linee guida sulla scuola - ma anche sull'atteso Consiglio europeo di sabato che dovrà decidere sulle nomine, a partire da quella dell'Alto rappresentante della politica estera per cui l'Italia candida la ministra Federica Mogherini. Il nuovo faccia a faccia al Colle tra il premier Matteo Renzi e il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è servito a sciogliere gli ultimi nodi in vista di quelle che si preannunciano come settimane decisive per la credibilità del governo e per la ripresa del paese. E Renzi è deciso a tirare dritto, anche per arrivare all'appuntamento di sabato "forte" del varo di riforme cruciali.

No all'ingolfamento di misure in Cdm
Ieri mattina il capo dello Stato, lasciando la Fondazione Pellicani di Mestre, a chi gli domandava se il governo si stesse preparando bene dopo la pausa estiva, ha risposto prudentemente: «Lo vedrò e lo vedrete tutti, basta aspettare il Cdm di domani e se ne vedranno i risultati». Dal Quirinale, al termine dell'incontro con Renzi, è uscito soltanto un laconico comunicato secondo cui Napolitano «è stato informato sulla fase finale della preparazione dei provvedimenti, sia sulla giustizia, sia sullo sblocco di procedure attuative di misure economiche su cui si pronuncerà il Consiglio dei ministri di domani». Subito dopo il governo ha annunciato che la presentazione delle linee guida sulla scuola (non citate dal Colle) slitterà. Soltanto un caso? È lecito supporre di no: probabile che il presidente abbia invitato Renzi a prendersi più tempo su una riforma complessa e costosa come quella della scuola.

Padoan: con Sblocca-Italia più investimenti e più lavoro
Si va avanti con giustizia e Sblocca-Italia, quindi. Ai microfoni del Tg2 il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che nel pomeriggio ha incontrato Renzi e il ministro dei Traporti Maurizio Lupi per sciogliere il nodo coperture, si è detto convinto che con il decreto Sblocca Italia ci saranno «più investimenti, più crescita e quindi più lavoro», quindi «le famiglie ne beneficeranno».

Lupi: le coperture ci sono
È stato il ministro Lupi a rassicurare subito dopo il vertice: «Il decreto Sblocca Italia non è la legge di stabilità. Sono stati sottoposti al dibattito 10 punti e per quanto riguarda le coperture ci saranno». Quanto? Forse «anche più» dei 3 miliardi ipotizzati. Certo è che alcune norme entreranno nel decreto, altre saranno rinviate alla legge di stabilità. Per il momento sul piatto, effettivamente disponibili, ci sono 1,2 miliardi del «fondo revoche», che svincola le risorse da vecchie opere infrastrutturali incagliate per ridestinarle a nuovi obiettivi. E 2,5 miliardi del Fondo sviluppo coesione (Fsc), a valere sul biennio 2015-2016 ma impegnabili tutti subito.

Commissari per le opere ferroviarie
Si arriverebbe così a 3,7-3,8 miliardi che potrebbero andare a finanziare soprattutto nuovi lotti di opere ferroviarie prioritarie in corso: Brescia-Padova, Brennero, terzo valico, Catania-Messina, Napoli-Bari: linee per le quali il governo ha intenzione di nominare un commissario straordinario. Cospicuo il capitolo delle misure per incentivare il finanziamento privato di infrastrutture (project financing). La norma-simbolo è probabilmente l'abbassamento da 200 a 50 milioni della soglia per l'ammissione al credito di imposta. Nel dl entrerà anche un corposo pacchetto di semplificazioni: regolamento edilizio unico standard per tutti i comuni, super-Scia per tutte le attività di impresa, limitazione del potere di autotutela della Pa a sei mesi o un anno. Molte le resistenze invece al tentativo di ridurre il raggio d'azione e il potere di veto dei Sovrintendenti nelle autorizzazioni paesaggistiche.

Scuola, caccia ai fondi per le assunzioni
Se il pacchetto giustizia resta controverso, sul fronte scuola il governo ha preferito rimandare. Sia per non mettere troppa carne al fuoco sia per definire meglio le risorse. Previsto un maxi-piano di assunzioni con 100mila immissioni in ruolo che, come anticipato sul Sole 24 Ore di mercoledì, il ministero dell'Istruzione punta a coprire nel triennio 2015-2018 attingendo per metà dalle graduatorie a esaurimento e per metà da un nuovo concorsone da bandire l'anno prossimo. Resta solo da decidere a che punto fissare l'asticella dei posti da riempire. E dove trovare i fondi. I primi costi stimati per il piano di 100mila assunzioni in tre anni sono circa 570 milioni. Ma la somma salirebbe velocemente se il numero di stabilizzazioni dovesse essere superiore (tra turn over, supplenze annuali, spezzoni orari, organico funzionale e sostegno le disponibilità superano i 140mila posti). Anche in questo caso a decidere sarà il premier, in base ai costi dell'operazione. Ma la partita è rinviata.

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