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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2014 alle ore 08:13.
L'ultima modifica è del 09 settembre 2014 alle ore 14:35.

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ROMA - Torna a salire la disoccupazione nel mese di luglio mentre si riduce il numero degli occupati. È un segnale preoccupante quello diffuso ieri dall'Istat che ha evidenziato come in luglio il tasso di disoccupazione sia salito al 12,6 per cento in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,5 punti nei dodici mesi . A luglio inoltre gli occupati hanno registrato una diminuzione dello 0,2 per cento rispetto a un mese prima (-35 mila persone) e dello 0,3 per cento su base annua (-71 mila).

Intanto a livello europeo l'Eurostat ha rilevato ieri che in luglio la disoccupazione nell'Eurozona è risultata stabile all'11,5% rispetto a giugno, ma in calo dall'11,9% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Nella Ue il tasso dei senza lavoro è al 10,2% come a luglio, in calo rispetto a un anno prima (10,9%).Rispetto a giugno il numero dei disoccupati è calato di 41mila unità nella Ue mentre è stabile nell'Eurozona. Rispetto a luglio 2013 ci sono 1,634 milioni di disoccupati in meno nella Ue di cui 725 mila nell'Eurozona.

Tornando all'Italia, il dato di ieri cancella la flessione registrata in giugno e riporta il tasso di senza lavoro ai livelli di maggio, appena sotto i massimi storici. La frenata dell'occupazione registrata dall'Istat su base mensile a luglio è, spiegano gli esperti dell'Istituto, «effetto del calo della componente maschile (-0,2%) mentre rimane stabile la componente femminile». Su base annua, il calo dell'occupazione si registra sia tra gli uomini (-0,3%) sia tra le donne (-0,3%). Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,7%, diminuisce di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,1 punti nei dodici mesi. Quello femminile, pari al 46,5%, rimane stabile in termini congiunturali mentre diminuisce di 0,1 punti rispetto a un anno prima.

Rispetto al mese precedente, la disoccupazione aumenta sia per la componente maschile (+3,3%), sia per quella femminile (+1,0%). Anche in termini tendenziali il numero di disoccupati cresce sia tra gli uomini (+0,9%) sia tra le donne (+9,3%). Il tasso di disoccupazione maschile, pari all'11,6%, aumenta di 0,3 punti percentuali su base mensile e di 0,1 punti nei dodici mesi; quello femminile, pari al 13,9%, aumenta di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti su base annua. Il numero di inattivi diminuisce rispetto al mese precedente sia per la componente maschile (-0,4%) sia per quella femminile (-0,1%). Anche su base annua l'inattività diminuisce sia tra gli uomini (-0,2%) sia tra le donne (-1,6%).

Un aspetto positivo dei dati diffusi ieri riguarda l'attenuazione, avvenuta in luglio, del fenomeno della disoccupazione giovanile. I disoccupati tra i 15 e i 24 anni, informa l'Istat, sono 705 mila. L'incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all'11,8%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è risultato pari al 42,9%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente ma risulta in aumento di 2,9 punti nel confronto su base annua. «I dati sull'occupazione sono implacabili e confermano che dal governo Letta a quello Renzi, purtroppo, non è cambiato nulla: continuiamo a perdere mille posti di lavoro al giorno. L'economia reale avrebbe bisogno di un governo del fare e non del far finta di fare». È il commento del leader Uil, Luigi Angeletti. «Purtroppo il leggerissimo miglioramento del mese di giugno è stato cancellato dai dati di luglio, che riportano la disoccupazione al 12,6%.

Cala appena tra giugno e luglio la disoccupazione giovanile, che è però in aumento su base annua» sottolinea invece Luigi Sbarra, segretario confederale Cisl: «Se si guardano, oltre ai dati mensili, quelli trimestrali – sottolinea – si coglie qualche segnale di miglioramento, infatti nell'industria in senso stretto riprende la crescita dell'occupazione (+2,8%), mentre prosegue la contrazione di occupati nelle costruzioni e nel terziario. Inoltre, dopo cinque trimestri di calo, riprende la crescita dei dipendenti a termine anche se continua la diminuzione dei collaboratori. Quanto alla Cgil, il segretario nazionale Serena Sorrentino afferma che le misure sul lavoro non funzionano e che occorre cambiare direzione. «Dietro i numeri – aggiunge Sorrentino – c'è un Paese che non solo non riparte ma va indietro proprio sul lavoro che dovrebbe trainare la ripresa». E conclude: «Anche la migliore riforma del lavoro, per avere effetti avrà bisogno di una politica che fa investimenti nei settori pubblici e di una politica industriale efficace».
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