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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2014 alle ore 14:59.
L'ultima modifica è del 31 agosto 2014 alle ore 15:32.

Vladimir Putin (Ap)Vladimir Putin (Ap)

Il presidente russo, Vladimir Putin, chiede all'Ucraina di aprire rapidamente negoziati per cambiare il suo modello di Stato e così fermare la guerra; e le sue parole suonano come un chiaro tentativo di ottenere maggiore autonomia per le regioni russofone. «Devono essere immediatamente avviati negoziati sostanziali non su questioni tecniche, ma sull'organizzazione politica della società e sul sistema statale nel sud-est dell'Ucraina» ha detto nel corso di uno show televisivo registrato nell'estrema periferia orientale del Paese.

Lo scopo di Putin è «garantire incondizionatamente gli interessi delle persone che vivono lì»: quest'ultima una chiara allusione alla maggioranza russofona degli abitanti delle regioni di Donetsk e Lugansk, principali roccaforti dei ribelli.

Anche se Putin non ne ha parlato esplicitamente, la Russia lavora insistentemente per trasformare l'Ucraina in una federazione nella quale le regioni dispongano di competenze in materia finanziaria e linguistica, oltre che possano eleggere direttamente i proprio governatori.

Curiosamente, poco dopo l'intervista, il portavoce del Cremlino ha sottolineato che il presidente non si riferiva all'indipendenza del sud-est dell'Ucraina, ma all'inizio di un dialogo nazionale sul modello territoriale e di Stato del paese vicino. Quindi Putin non vuole un «nuovo stato ad Est» come in un primo momento titolato dai media, dice il portavoce Peskov, le parole del leader del Cremlino sono state «mal interpretate». «Putin - dice il suo portavoce - non si riferiva alla necessità di creare nell'Ucraina dell'est lo stato di Novorossia, ma di colloqui inclusivi all'interno dell'Ucraina».

Sul punto, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha insistito in varie occasioni che l'Ucraina non sara' mai una federazione e che la popolazione della parte orientale del Paese potra'far crescere i propri figli con la lingua russa, ma che questa non sara' mai accolta come secondo idioma ufficiale della costituzione.

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