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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2014 alle ore 11:53.

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Non si è fatta attendere la risposta russa all'annuncio della Nato di costituire una forza di azione rapida di intervento a sostegno dei Paesi dell'alleanza minacciati (chiaro riferimento ai Paesi baltici confinanti con la Russia). Oggi Mosca, attraverso un suo alto rappresentante (Mikhail Popov, vicesegretario del Consiglio di sicurezza russo), ha replicato affermando che Mosca adatterà la sua dottrina militare tenendo presente il comparire di nuove minacce ed in particolare il rafforzamento della Nato alle sue frontiere. «Tutto dimostra la volontà delle autorità degli Stati Uniti e della Nato di proseguire nella loro politica di deterioramento delle relazioni con la Russia», ha detto Popov. «Il fatto che le infrastrutture militari dei membri Nato si stiano avvicinando ai nostri confini e che si stiano ampliando rappresenterà una delle minacce per la Federazione russa», ha aggiunto.
La dottrina militare russa 2010 - un documento che permette l'utilizzo di armi nucleari in caso di grave pericolo per la sicurezza nazionale - verrà maggiormente focalizzata sulla competizione con la Nato e sul suo nuovo sistema di difesa missilistico. Al summit in programma giovedì e venerdì in Galles, l'Alleanza atlantica darà vita a una forza di reazione rapida di 4mila tra soldati e commandos, in grado di essere schierata entro 48 ore in qualsiasi Stato membro dell'Alleanza a sua difesa come una «punta di lancia». Il segretario generale dell'Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, ha spiegato che si tratta di un'unita in grado di «viaggiare leggera ma di colpire pesantemente», sostenuta da forze aeree e navali.

Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, da parte sua, ha detto che le forze armate di Mosca verranno rafforzate con il dispiegamento di 230 nuovi elicotteri militari e aerei da guerra entro la fine dell'anno. Il presidente ucraino Petro Poroshenko, invece, ha convocato il suo Consiglio nazionale di sicurezza e difesa ieri per verificare come fermare l'arretramento che le forze di Kiev stanno subendo nell'est del paese sotto la pressione dei ribelli separatisti e, secondo Kiev e la Nato, delle forze russe. Secondo le autorità ucraine ci sono state «feroci battaglie» nelle regioni di Donetsk e Lugansk, roccaforti dei ribelli, anche se Mosca continua a negare di aver inviato propri soldati in Ucraina orientale per aiutare i ribelli ad aprire un corridoio lungo il mare di Azov tra il confine russo e la Crimea, annessa a marzo.

Le reazioni politiche
Mentre il ministro italiano degli Esteri, Federica Mogherini, ha detto, sulla scia del presidente tedesco Gauck, che la partnership con la Russia non è più strategica «per colpa di Mosca», il ministro degli Esteri russo Lavrv ritiene che « da parte di Washington, di alcune capitali europee, di Bruxelles, della Nato, si tenta di incoraggiare il "partito della guerra" a Kiev». Ipotesi che vuole scongiurare anche il segretario dell'Onu, Ban Ki-moon, per il quale «non esiste una soluzione militare» per la crisi ucraina. «Un dialogo politico per una soluzione politica rappresenta il cammino più sicuro», ha aggiunto, lamentando una «situazione caotica e percolosa» con conseguenze «regionali e mondiali». Intanto anche l'Australia ha deciso di inasprire le sanzioni contro la Russia. «Non vi saranno nuove esportazioni di armi, nessun accesso al mercato australiano dei capitali da parte di banche statali russe, nessuna nuova esportazione verso l'industria petrolifera e del gas, nessun nostro commercio o investimento in Crimea. Vi saranno nuove sanzioni finanziarie mirate e divieti di viaggio a carico di individui specifici», ha detto il primo ministro conservatore Tony Abbott. L'Australia vorrebbe anche escludere la Russia dal prossimo summit del G20 in programma a Brisbane a novembre.

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