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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2014 alle ore 06:36.
L'ultima modifica è del 03 settembre 2014 alle ore 06:52.

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La prospettiva di una partnership strategica tra Ue e Russia è «chiaramente finita», per colpa di Mosca. Lo ha detto la responsabile della Politica estera europea, Federica Mogherini, all'Europarlamento. La Nato rafforza le esercitazioni militari in Ucraina.u pagine 6 e 7
con l'analisi di

BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
Accusato di essere troppo filo-russo nella crisi ucraina, il ministro degli Esteri italiano e futuro Alto Rappresentante per la Politica estera e la Sicurezza è stato costretto ieri a difendersi strenuamente dinanzi al Parlamento europeo. Tra le altre cose, Federica Mogherini, chiamata a illustrare le priorità della presidenza italiana dell'Unione, ha assicurato che l'articolo 5 del Trattato Nato non deve «rimanere lettera morta» e che la Russia ormai non è più un partner strategico dell'Unione.
Un numero elevato di deputati, provenienti dai paesi dell'Est ma anche dalla Gran Bretagna, ha criticato la signora Mogherini. C'è chi le ha chiesto quando era stata l'ultima volta che aveva incontrato il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov. Chi le ha domandato quanto recentemente si fosse recata a Kiev. E chi le ha fatto notare che il programma della presidenza italiana dell'Unione europea, pubblicato ai primi di luglio, prevede il perseguimento di un partenariato europeo con la Russia.
In risposta, il ministro ha citato una frase pronunciata lunedì dal presidente tedesco Joachim Gauck: «La Russia ha messo fine di fatto alla partnership con l'Europa. Noi vogliamo relazioni di buon vicinato con la Russia, ma a condizione che Mosca cambi la sua politica e che vi sia un ritorno al rispetto del diritto dei popoli». Ha spiegato la signora Mogherini: «Non so se ciò significhi che io sia pro-russa o anti-russa. So solo che questa presa di posizione riflette perfettamente l'attuale situazione».
Riconoscendo che il programma italiano di presidenza dell'Unione è per così dire invecchiato, il ministro ha precisato: «La Russia resta un attore politico che lo si voglia o no; ma non è più un partner strategico». La signora Mogherini ha quindi spiegato che l'articolo 5 del Trattato Nato non deve «rimanere lettera morta». La norma prevede che un attacco contro un membro dell'alleanza equivale a un attacco contro l'alleanza. Il ministro ha voluto così rassicurare i paesi dell'Est.
La Lituania, in particolare, ha criticato la scelta di nominare la signora Mogherini ad Alto rappresentante perché troppo morbida nei confronti di Mosca. Il ministro si è impegnato ieri a modificare la sua immagine. Dietro a molte scelte italiane in questi mesi nella vicenda ucraina vi è stato certamente il desiderio di evitare ripercussioni economiche per le imprese nazionali, ma anche la sensazione che un confronto troppo duro con Mosca sarebbe stato controproducente.
L'audizione di ieri è avvenuta mentre il clima continua a peggiorare. L'idea della Nato di rafforzare la sua presenza nei Paesi dell'Est ha provocato la viva reazione di Mosca. Il vice consigliere russo per la sicurezza nazionale, Mikhail Popov, ha accusato l'Alleanza atlantica di «esasperare le tensioni». Ha aggiunto Popov: «Il fatto che le infrastrutture militari dei membri Nato si stiano avvicinando ai nostri confini e che si stiano ampliando rappresenterà una delle minacce per la Federazione russa».
L'incontro di ieri è stato un banco di prova in vista dell'audizione che la signora Mogherini dovrà affrontare a breve, quando il Parlamento europeo valuterà la prossima Commissione Juncker, commissario per commissario. L'esame è stato utile per capire gli umori di un Parlamento europeo che conta nelle proprie file sia deputati critici di Mosca, sia parlamentari convinti che il cambio di regime a Kiev tra il 2013 e il 2014 sia stato voluto da Washington e abbia portato al potere gruppi neonazisti.
Ciò detto, la prossima audizione parlamentare non sarà facile. Alcuni osservatori hanno fatto notare che la signora Mogherini è giovane e ha una esperienza limitata alla guida della politica estera italiana. Altri hanno ribattuto che neppure il suo predecessore, Catherine Ashton, aveva al momento della nomina molta esperienza in relazioni internazionali. Ieri molti deputati hanno apprezzato, se non le risposte in alcuni casi forse generiche, almeno l'impegno a rispondere a tutte le domande.
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