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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2014 alle ore 08:55.
L'ultima modifica è del 03 settembre 2014 alle ore 10:52.

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C'è un elemento che accomuna Vladimir Putin e Barack Obama: entrambi negano l'evidenza. Putin continua a negare che mezzi corrazzati, artiglieria e soldati russi siano entrati in Ucraina nonostante prove quotidiane della violazione dei confini di Kiev da parte di Mosca. Obama ha finora negato che l'ordine mondiale gestito dalla "Pax Americana" sia in pessime condizioni. Le peggiori da molti decenni a questa parte: Isis che decapita americani o che crea uno stato terroristico fra Iraq e Siria? Libia allo sbando?

La Russia che ha annesso militarmente territori ucraini? «Il mondo è sempre stato molto incasinato - ha detto il presidente l'altra sera - Se vedete i telegiornali sembra che tutto sia in fiamme ma se ci pensate, le sfide di oggi non sono comparabili a quelle con cui ci confrontavamo durante la Guerra Fredda».

Vero. Solo che sono più difficili. Per lo sfaldamento politico di ordini regionali, come quello in Medio Oriente che ha retto per quasi un secolo. In questa situazione non si è rassicurati dal fatto che il leader dell'Occidente parlando di Isis dica pubblicamente «non abbiamo una strategia». Gli errori di strategia (e di comunicazione) di questa amministrazione sono stati molteplici. Ma da oggi partirà un confronto alla distanza fra Putin e Obama.

Questa mattina a Tallin, in Estonia, Obama sarà vicino al confine russo e riaffermerà la solidarietà degli Stati Uniti e della Nato agli alleati, soprattutto la solidità dell'articolo 5 della Carta Nato secondo cui «un attacco contro uno degli alleati è un attacco contro tutti». Al vertice ci saranno anche i presidenti di Lettonia e Lituania. Obama terrà la conferenza stampa congiunta nella sede della Banca dell'Estonia, il palazzo dove fu proclamato già nel 1981 il governo provvisorio che gettò le fondamenta per l'indipendenza dalla Russia».

A parte l'apparizione simbolica di un presidente americano in un Paese al confine con la Russia, l'appuntamento più importante di questo viaggio sarà il vertice Nato di domani e venerdì in Galles. Sarà lì che Obama dovrà recuperare quella «decisione e risolutezza» che finora gli sono mancate. Per farlo, dovrà capitalizzare sugli errori di Putin. Il più evidente è che le spregiudicate azioni del presidente russo hanno convinto tutti, anche i più recalcitranti, che la Nato è più indispensabile che mai. Si troverà il modo per aumentare le spese militari al 2% dei bilanci (spalmandole su vari anni) e si deciderà l'invio di un contingente di 4mila soldati a rotazione nei paesi dell'Est.

Sul tavolo dei lavori di questa due giorni chiave per l'Occidente c'erano tre argomenti centrali: l'Afghanistan, con la fine della missione entro il 2014 e il passaggio a una semplice missione di addestramento, il potenziamento della capacità militare della Nato e le missioni future. Una delle nuove missioni riguarderà la guerra cibernetica, gli attacchi ai sistemi informatici di un Paese. Si dirà che un attacco a un paese equivale come da articolo 5 è un attacco contro tutti. Ma quella tematica è in secondo piano. Dominano ormai Ucraina Russia e Isis. Fonti vicine alla Casa Bianca spiegano che di Isis si parlerà poco. Ci si occuperà soprattutto di Ucraina.

Le truppe che si manderanno nei paesi dell'Est saranno in grado di mobilitarsi in 48 ore, una dimostrazione concreta della determinazione dell'alleanza a riaffermare l'importanza dell'articolo 5. Sarebbe un errore tuttavia confermare che per l'Isis una strategia non esiste. Quanto meno per evitare un paradosso: nel momento in cui si celebra la fine della missione in Afghanistan e la sconfitta (temporanea?) dei talebani è già nato un altro stato che ospita e guida il terrorismo internazionale. Non occuparsene con chiarezza sarebbe mancare sia di risolutezza che di decisione.

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