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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2014 alle ore 09:20.
L'ultima modifica è del 03 settembre 2014 alle ore 12:02.

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ROMA - Abolizione delle supplenze brevi. Decollo, e finanziamento, dell'organico funzionale (un surplus di docenti a disposizione delle reti di scuola da impiegare per potenziare le attività didattiche). Stop al precariato permanente. Nuovo piano di assunzioni, dal 2015, di oltre 100mila insegnanti. Ma con carriere legate al merito. Più legame tra scuola e mondo del lavoro, con il raddoppio delle ore di alternanza (da 100 ore ad almeno 200 ore di formazione direttamente in azienda), potenziamento dei laboratori (grazie anche a incentivi fiscali per i privati che investono) e diffusione dell'apprendistato negli ultimi due anni delle superiori (misura introdotta, in via sperimentale, da Maria Chiara Carrozza).

Questa mattina alle ore 10 il governo pubblicherà sul sito passodopopasso.italia.it le linee guida di riforma dell'istruzione. «Noi proponiamo un nuovo patto educativo - ha spiegato Matteo Renzi -. Conterrà alcune idee nel merito. Non quindi diktat prendere o lasciare. E l'obiettivo è quello di rendere la scuola sempre più strumento di crescita per il giovane cittadino». Sulle proposte, elaborate da Miur e palazzo Chigi, si aprirà una consultazione aperta a tutti dal 15 settembre al 15 novembre.

«Nella legge di stabilità ci saranno le prime risorse - ha aggiunto Renzi - e da gennaio gli atti normativi conseguenti». Il nodo risorse interessa soprattutto il capitolo docenti. L'obiettivo dell'esecutivo è coprire tutti gli spezzoni di cattedre intere (professori in servizio fino al termine delle attività didattiche - in tutto 12/13mila posti), il turn-over (circa 20mila cattedre l'anno), le supplenze annuali (circa 40mila), gli insegnanti di sostegno utilizzati in organico di fatto (quasi 20mila posti), oltre a far decollare l'organico funzionale dotando gli istituti di un cospicuo numero di docenti «da utilizzare per la flessibilità curriculare, l'autonomia scolastica, e l'apertura delle scuole oltre il suono della campanella», ha spiegato Davide Faraone, responsabile Scuola e Welfare del Pd.

Insomma, l'idea è quella di rendere stabili tutti posti che ogni anno non vengono coperti da docenti di ruolo. Ma da supplenti, di volta in volta nominati all'occorrenza. L'operazione, secondo le prime stime, ha un costo di oltre un miliardo; e a classi di concorso invariate (il regolamento è fermo da due anni nelle stanze del Miur) rischia di risolversi in una mega infornata di precari, senza concorsi e quindi senza valutazione del merito, e a prescindere dalle effettive esigenze dei ragazzi (una lettura non condivisa dal ministro, Stefania Giannini, che ha preferito mettere l'accento sulla necessità di contrastare il precariato cambiando il sistema). Tant'è. I precari "storici" inseriti nelle graduatorie a esaurimento sono circa 154mila (148mila, al netto dei nuovi ingressi, questo settembre, per coprire il turn-over) e ci sono almeno altri 300mila aspiranti docenti (non abilitati) inseriti nelle graduatorie di istituto (utilizzati per le supplenze brevi).

In attesa che il governo chiarisca i dettagli del cospicuo piano di assunzioni e delle carriere legate al merito (e non più all'anzianità), sembra essere certo che, nelle linee guida di oggi, non si affronterà il nodo «Quota96» che interessa circa 4mila docenti intrappolati a lavoro dalla legge Fornero. Una misura che espunta dal decreto Madia (dopo lo stop del Tesoro) è destinata quindi a un ulteriore rinvio.

Una novità, e che guarda stavolta agli studenti, è l'irrobustimento dell'alternanza scuola-lavoro sul modello duale tedesco. L'esecutivo punta a rendere obbligatoria l'esperienza di formazione in azienda negli istituti tecnici, prevedendo un monte ore dei percorsi di almeno 200 ore l'anno (oggi si è fermi a 100 ore). Si punta, anche, a potenziare i laboratori, incentivando gli investimenti privati con "school bonus" e "school guarantee" se, addirittura, creano nuova occupazione giovanile. Sul fronte delle competenze, si introdurranno ore curriculari in più per l'insegnamento della pratica musicale (con docenti dedicati); ci sarà un rafforzamento della storia dell'arte nei licei e dell'inglese nelle scuole primarie e medie, estendendo il metodo "Clil", l'insegnamento in lingua di una materia non linguistica.

Spazio anche al "coding" (sviluppo del pensiero computazionale) nella programmazione informatica nelle "ex elementari". E si apre alla formazione obbligatoria dei docenti. Si ufficializzerà l'avvio della valutazione delle scuole, e quindi dei professori. Cambierà anche la figura del preside, che indosserà le vesti di "manager", con un ridisegno complessivo degli organi collegiali (consiglio di classe, collegio docenti e consiglio di istituto) per distinguere tra potere di indirizzo e potere di gestione (quest'ultimo più saldamente in mano ai dirigenti).

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