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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2014 alle ore 08:47.
L'ultima modifica è del 04 settembre 2014 alle ore 19:29.

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(Ap)(Ap)

La Germania potrebbe rivedere al ribasso le stime di crescita del 2014 a causa delle crisi in Ucraina e Medio Oriente. Del rischio di mancare l'obiettivo dell'1,8% previsto dal Governo ha parlato giovedì pomeriggio il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble nel corso di una riunione a porte chiuse dei parlamentari Cdu/Csu, a Berlino.

Le parole del ministro, riferite da Volker Kauder, della Cdu, non sono state confermate dal ministero («non abbiamo ancora nuove stime di crescita», ha detto un portavoce) ma sono giorni che Schaeuble esprime pubblicamente preoccupazione per l'impatto che sulla prima economia europea avranno le tensioni con Mosca. Oggi ha sottolineato che «la prevista crescita dell'1,8% potrebbe non essere raggiunta». Angela Merkel ha sostenuto la necessità di procedere a un inasprimento delle sanzioni nei confronti della Russia ma ha anche avvertito che l'economia tedesca pagherà un prezzo. Il suo ministro, pur temendo di dover abbassare gli obiettivi, ha tuttavia aggiunto che il Governo resterà fedele al piano di rigore nei conti pubblici che prevede di non creare nuovo debito dall'anno prossimo.

Ma intanto dall'economia tedesca sono arrivate finalmente anche buone notizie che allontanano, almeno per il momento, la paura di una recessione: gli ordini all'industria a luglio, diffusi giovedì mattina, hanno registrato un inatteso rimbalzo. «Dopo l'incertezza causata dagli eventi geopolitici e l'indebolimento congiunturale del secondo trimestre, il forte rialzo degli ordini è un segnale incoraggiante per l'industria», ha commentato il ministero dell'Economia.

A luglio gli ordini all'industria sono cresciuti del 4,6% sul mese precedente (dato destagionalizzato) molto più dell'1,2-1,5 per cento atteso dai sondaggi degli analisti. Non andava così bene da oltre un anno, per la precisione da giugno 2013. Il dato di giugno scorso, inoltre, è stato rivisto al rialzo, da -3,2% a -2,7 per cento. Anche se il balzo è stato influenzato, nella sua entità, da alcune grosse commesse, il governo ha sottolineato che tutta l'attività industriale è stata positiva.

Il nuovo quadro proietta qualche raggio di luce su una congiuntura che è apparsa molto debole negli ultimi mesi e ha spinto banca centrale europea e analisti a rivedere le stime di crescita dell'intera Eurozona, soprattutto dopo lo shock del Pil tedesco negativo nel secondo trimestre (-0,2 per cento). Il terzo trimestre, a questo punto, dovrebbe vedere un ritorno alla crescita, scongiurando la caduta in recessione della prima economia dell'Eurozona. «Il nuovo dato sugli ordini tedeschi dovrebbero dare un po' di conforto e spingere a non vedere tutto nero», ha commentato Carsten Brzeski, capo economista di Ing che ha però voluto indicare anche il bicchiere mezzo vuoto, cioè il fatto che la domanda nella zona euro resta molto debole.

A trainare l'industria è stata infatti la ripresa dell'export, soprattutto di beni capitali: tutti gli ordini da oltrefrontiera hanno registrato un +6,9 per cento, con un boom dai paesi extraeuropei (9,8%) a fronte di un più modesto incremento di Eurolandia (1,7%) . Gli acquisti di beni strumentali dall'estero, poi, hanno visto un aumento dell'8,5 per cento, ancora una volta ben più robusto da fuori l'area euro (14,6%) che ha contato "soltanto" per un +2,9 per cento. «Il miglioramento solo marginale dei nuovi ordini dalla zona euro – ha commentato Brzeski - mostra che i rischi al ribasso per l'economia della Germania attualmente non derivano tanto dalle tensioni geopolitiche quanto da una debolezza dei partner dell'euro che si sta prolungando oltre le previsioni».

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