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07 settembre 2014

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Manca la fiducia, motore dell'economia

La sfida che abbiamo davanti è quella di prevedere in anticipo i cambiamenti economici, le tendenze e il loro impatto sul sistema economico ed è l'obiettivo che ci siamo posti con l'elaborazione degli indici dell'Ambrosetti Club Economic Indicator. I nostri indicatori sono di tipo quali-quantitativo di sentiment e non sono correlati col passato, con la serie storica. Rappresentano un indicatore di previsione "puro", potremmo dire un indicatore "100% forward looking" cioè che guarda solo avanti ed è slegato dalla sua serie storica e da eventi passati.

Il target di riferimento dell'analisi è composto da un campione di imprenditori, amministratori delegati, direttori generali e rappresentanti dei vertici aziendali delle più importanti società italiane nei ruoli chiave. Gli indicatori dell'Ambrosetti Club Economic Indicator incorporano, dunque, il sentiment di un target selezionato e con una visione privilegiata del business a 360 gradi, sugli investimenti in programma, sulle competenze presenti e su cui si può fare leva in azienda per ampliare le attività, sui piani di sviluppo e formazione del personale, sui nuovi ordinativi e sull'evoluzione dei mercati. In questo ambito i nostri indicatori si differenziano in modo significativo dagli indicatori Pmi (Purchaising Managers Index) che sono costruiti sulla base delle informazioni ottenute dai responsabili degli acquisti, quindi da una specifica funzione aziendale. I risultati, purtroppo, evidenziano un peggioramento trasversale in tutti gli indicatori.

Peggiora per la seconda volta consecutiva l'indicatore di sentiment sulla situazione attuale dell'economica italiana che si attesta a settembre a 4,8 da un valore di 7,5 della rilevazione di giugno e da un valore di 10,2 della rilevazione di marzo. Il dato maggiore di zero mantiene la valutazione complessiva ancora in territorio leggermente positivo, ma l'ulteriore riduzione di settembre conferma le indicazioni emerse in precedenza: il contesto economico di riferimento rimane molto fragile e i piccoli accenni di ripresa che si registrano in alcuni settori o nicchie di mercato, non sono tali da riportare l'intera economia in un percorso di crescita.

Altro dato non brillante è quello relativo alle aspettative future dell'economia a 6 mesi. Contrariamente a quanto rilevato a giugno il valore dell'indicatore sulle prospettive future tocca il minimo dall'inizio delle nostre rilevazioni. L'indicatore sulle prospettive economiche a sei mesi si attesta a 3,8, in discesa dal valore di 10,3 dello scorso giugno. I due dati letti congiuntamente indicano come il sentiment sulla situazione attuale dell'economia sia il più basso da inizio anno e le aspettative di incremento futuro rispetto ai valori attuali siano le più basse dall'inizio delle rilevazioni.

Previsioni sull'occupazione a 6 mesi: il dato che, ancora una volta, si conferma negativo è quello dell'occupazione. Dall'inizio delle rilevazioni non abbiamo mai registrato un segno positivo. Il valore di settembre si attesta a -14,4 in peggioramento rispetto al -12,6 dello scorso giugno, segnando anche una inversione di tendenza rispetto al trend rilevato da gennaio di quest'anno che, seppure presentando valori negativi, si configurava come una riduzione della caduta delle aspettative. Tutti noi conosciamo i livelli attuali di disoccupazione, in particolare di quella giovanile, e di inattività della popolazione e questi risultati non sono incoraggianti per il futuro.

Previsioni sugli investimenti a 6 mesi: anche sul fronte degli investimenti, registriamo una caduta rispetto ai timidi segnali rilevati a giugno. L'indicatore si attesta al valore di 0,9 in riduzione rispetto all'8,1 di giugno. Anche in questo caso, si inverte il trend di crescita iniziato a gennaio. Il dato sugli investimenti, inoltre, potrebbe portare un ulteriore contenuto di negatività per il futuro, perché la bassa propensione delle imprese ad investire, anche in ricerca e innovazione, ha costituito una variabile determinante che ha alimentato quel circolo vizioso che in Europa ha generato stagnazione e elevata disoccupazione.

In sintesi, gli indicatori Ambrosetti Club Economic Indicator mostrano una frenata nel sentiment sulle prospettive economiche, sugli investimenti e confermano la situazione di estrema difficolta dell'occupazione anche nel prossimo futuro.

Tuttavia, poiché non vogliamo iscriverci nella lista dei gufi, crediamo che il nostro Paese abbia tutte le capacità e le possibilità per uscire da questa situazione di perdurante difficoltà. Mi è molto piaciuta l'intervista che Brunello Cucinelli ha rilasciato proprio a Il Sole 24 Ore, nella quale esprime grande ottimismo per il futuro dei mestieri e dei saperi, (e aggiungo) dei sapori del made in Italy. Non è solo un auspicio, ma anche la nostra valutazione sulla base del confronto quotidiano con imprese e istituzioni nazionali, europee e internazionali. È essenziale però agire, cambiare, riformare e riportare fiducia che, in ultima istanza, è il primo motore della crescita economica.

Aspetti di positività per il futuro emergono anche da colloqui e scambi di opinione avvenuti questa settimana con alcuni rappresentanti delle aziende del nostro Club. Sandro De Poli, presidente e amministratore delegato di Ge Italia e Israele, ci ha anticipato che i loro dati di chiusura del secondo trimestre sono tornati a registrare un segno positivo davanti alla variazione sia del fatturato che dell'ordinato. A livello generale, le prospettive e la situazione attuale, secondo De Poli, non sono così negative come vengono rappresentate. La negatività che caratterizza il sentiment attuale è anche causata da una errata valutazione del passato. Dopo il 2008 e fino a quasi tutto il 2011 si è pensato che quasi nulla fosse accaduto e che la situazione non fosse critica, scoprendo poi nella seconda metà del 2011 che in realtà avevamo dei problemi da affrontare in modo urgente. Ora, avendo memoria del passato e dei nostri errori di valutazione, tendiamo a essere molto più prudenti e a dare un giudizio maggiormente negativo della situazione attuale. Giudizio negativo che, ad esempio, si è diffuso con annessi allarmi alla pubblicazione dei dati sull'inflazione in Italia, che ha visto per la prima volta dopo 50 anni una riduzione dei prezzi al consumo. Sia chiaro, non siamo a favore della deflazione generalizzata dei prezzi, ma non ci sembra neanche il caso di allarmarsi per un primo dato di questo tipo.

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