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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2014 alle ore 13:11.
L'ultima modifica è del 06 settembre 2014 alle ore 16:59.

«Ci sono due Italie, quella degli ottimisti e quella dei pessimisti, quella di chi ci crede e di chi non ci crede. Insomma, di quelli che ci provano e dei gufi». E ancora: «Non mollerò di un centimetro, questo Paese lo cambiamo davvero». Così Matteo Renzi a Gussago, in provincia di Brescia alla cerimonia di inaugurazione della nuova sede delle Rubinetterie bresciane del gruppo Bonomi, insieme al presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi e al ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Renzi ha rilanciato sull'assoluta urgenza delle riforme («continueremo a fare le riforme costi quel che costi»). Ed ha sottolineato la necessità di tagli nella Pa («c'è troppo grasso che cola»). Reduce dal vertice Nato in Galles, il premier ha deciso di non andare al Forum di Cernobbio e di presenziare al taglio del nastro della nuova fabbrica del gruppo Bonomi, motivando la sua scelta con il fatto che è «naturale che il governo stia in mezzo a chi crea posti di lavoro». E ricordando che «l'Italia è quello che è, perché gli uomini e le donne delle piccole e medie imprese si sono spaccati la schiena».
No cultura rassegnazione, rimettiamoci in gioco
Per Renzi l'Italia verrà fuori dalla crisi «se smettiamo con la litania, con le lamentele e ci rimbocchiamo le maniche». Di qui l'appello del premier agli imprenditori contro la rassegnazione. «Vi chiedo aiuto, smettiamo di credere alla cultura della rassegnazione, rimettiamoci in gioco», ha detto Renzi. E ha aggiunto: «Insieme riporteremo l'Italia dove deve stare, rendendola credibile in Europa e in casa nostra».
Riforme necessarie, costi quel che costi
Il premier ha rilanciato perciò la necessità e l'urgenza delle riforme. «Continueremo a fare le riforme costi quel che costi», ha assicurato. Ma ha aggiunto che «non basta» per far ripartire davvero l'Italia. «Dalla crisi - ha spiegato Renzi - si esce solo con storie come questa di Brescia che è un'azienda che si mette in gioco ogni giorno». Poi una stoccata ai suoi detrattori: «L'Italia è fatta di quelli che criticano, che schiaffeggiano anche le nuvole. Che sono gli stessi che da trent'anni occupano sempre gli stessi posti e dicono a noi che non ce la facciamo».
Servono tagli nella Pa, c'è troppo grasso che cola
Il presidente del consiglio ha evocato anche la spending review, sostenendo che «nella macchina della pubblica amministrazione alcuni tagli vanno fatti, perché c'è troppo grasso che cola» Del resto, ha argomentato il premier, «i tagli sono un'operazione che fa chiunque in una famiglia normale». E ha aggiunto: «Chi è che non ha fatto sacrifici finora è la macchina pubblica, dove non si è intervenuto nei centri di costo».
Governo sta in mezzo a chi crea lavoro
Renzi, spiegando il motivo per il quale non è andato «ai tanti convegni», con riferimento implicito alla decisione di disertare il Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha detto che è «naturale che il governo stia in mezzo a chi crea posti di lavoro». E ha aggiunto: «Se l'Italia è quello che è, è perché gli uomini e le donne delle piccole e medie imprese, che spesso sono diventate grandi, si sono spaccati la schiena»
Incontro a Firenze con il presidente di JSW Steel, colosso dell'acciaio
Il presidente del Consiglio, a quanto riferiscono fonti di palazzo Chigi, prima di partire per il bresciano ha incontrato questa mattina presso la prefettura di Firenze, Sajian Jindal, presidente di JSW Steel, il gigante indiano dell'acciaio. Al centro del colloquio il tema delle politiche industriali e degli investimenti in Italia nel settore della siderurgia. Insieme al ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, il Renzi sta seguendo con grande attenzione il rilancio della siderurgia italiana, con particolare riferimento a Taranto, Piombino e Terni.
Renzi: rispettiamo 3% ma dobbiamo ottenere flessibilità
In un'intervista a Europe 1 trasmessa questa mattina dalla radio francese, rispondendo a una domanda su rigore e crescita in Europa, Renzi ha spiegato: «Abbiamo deciso di rispettare il 3%. Oggi il presidente del Consiglio italiano può andare dai partner europei e dire: noi non dobbiamo cambiare niente, possiamo rispettare il 3%. Non è facile. Ma dobbiamo chiedere, anzi ottenere, la flessibilità che è prevista dal trattato». E ha definito la riforma istituzionale «la prima riforma economica in Italia». Lo ha fatto dicendo che la «prima necessità dell'Italia è quella di semplificare il sistema politico, ridurre il potere della burocrazia, semplificare il sistema della giustizia civile».
Statali: Poletti, ok confronto ma considerare contesto
All'inaugurazione della nuova sede del rubinettificio Bonomi il ministro Poletti, a proposito del blocco degli aumenti nella Pa e delle minacce di sciopero da parte delle forze dell'ordine, ha assicurato: «Si è avviato un momento di confronto e il presidente del Consiglio è stato chiaro: si può fare, ma bisogna tenere conto del contesto e del quadro». Quanto al Jobs act, il ministro ha detto che nel nuovo Statuto dei lavoratori servirà «equilibrio tra la giusta flessibilità e congrue tutele». Poi ha aggiunto: «Confindustria vuole per il mercato del lavoro il modello americano, ma non è la nostra posizione».
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