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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2014 alle ore 10:31.
L'ultima modifica è del 09 settembre 2014 alle ore 13:41.

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(Afp)(Afp)

È il primo tentativo ufficiale di dare «al mondo e ai familiari delle vittime» una risposta sulle cause anche se - chiarisce il Dutch Safety Board - non attribuisce colpe e responsabilità. L'aereo malese precipitato il 17 luglio scorso a Donetsk, nell'Ucraina orientale, «si è spaccato in volo probabilmente a causa di un danno strutturale provocato da un gran numero di oggetti che, ad alta intensità energetica, hanno penetrato l'apparecchio dall'esterno. Non ci sono indicazioni che il volo MH17 sia precipitato per un guasto tecnico o in seguito a manovre da parte dell'equipaggio». Un linguaggio prudente che però conferma l'ipotesi emersa fin dall'inizio, cioè che l'aereo sia stato colpito da un'arma antiaerea che sarebbe esplosa a poca distanza dall'aereo, bombardandolo di frammenti.

Martedì mattina all'Aja l'organismo olandese cui è stata affidata - su richiesta di Kiev - la guida e il coordinamento dell'indagine internazionale sulla tragedia che ha coinvolto il mondo intero nella guerra in Ucraina, ha rilasciato un primo rapporto preliminare, raccogliendo elementi di prova basati sull'esame delle scatole nere, sulle informazioni radar, sui dati del controllo aereo, su fotografie e immagini satellitari. Anche se le indagini sul luogo del disastro, sottolinea il Dsb, sono state pesantemente ostacolate dai combattimenti in corso: la zona è sotto controllo dei ribelli filorussi.

I sospetti, rafforzati da dichiarazioni rilasciate anche da leader ribelli, erano in gran parte ricaduti sui separatisti, dotati di sistemi antiaerei Buk, secondo gli ucraini forniti dalla Russia. L'aereo - un Boeing 777-200 della Malaysia Airlines - sarebbe finito nel mirino di qualcuno che forse immaginava di puntare a un aereo militare, e non a un volo civile. Da parte sua, Mosca ribatte con versioni opposte, arrivando anche a ipotizzare una messa in scena della tragedia, per screditare i ribelli.

«Il registratore delle voci nella cabina di pilotaggio - scrive il rapporto - quello dei dati sul volo e i dati del controllo aereo, tutti suggeriscono che il volo MH17 stava procedendo regolarmente fino alle 13.20.03, ora locale, e a quel punto è stato improvvisamente interrotto». Nessuna tensione o preoccupazione nei dialoghi tra i piloti, nessun allerta dagli strumenti, nessun anomalia, nessuna richiesta di aiuto. Soltanto, l'ultima chiamata dal controllo aereo ucraino, effettuata tra le 13.20.00 e le 13.22.02, è rimasta senza risposta.

Un rapporto finale viene annunciato soltanto tra diversi mesi. Ancora, spiegano gli esperti olandesi, non è stato possibile condurre uno studio dettagliato dei resti dell'aereo. Il Dsb conta sul ritrovamento di nuove prove.

L'Ucraina si era rivolta agli esperti del Dutch Safety Board per l'alto numero di cittadini olandesi tra le 298 vittime, e perché il volo MH17 era partito quel giorno da Amsterdam, diretto a Kuala Lumpur. Alle indagini partecipano tecnici britannici, tedeschi, australiani, malesi, americani, ucraini e russi. Accanto all'inchiesta sull'incidente, il Dsb sta indagando anche sul processo decisionale che stabilisce le rotte per le compagnie aeree.

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