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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2014 alle ore 08:46.
L'ultima modifica è del 09 settembre 2014 alle ore 23:02.

Bernardetta Boggian, Olga Raschietti, Lucia Pulici (Ansa)Bernardetta Boggian, Olga Raschietti, Lucia Pulici (Ansa)

Svolta nelle indagini sul brutale omicidio in Burundi delle tre suore italiane. La polizia locale ha arrestato un uomo di 33 anni, Christian Butoyi, che ha ammesso di essere l'autore del massacro. «Ha confessato senza alcun pentimento di aver stuprato e ucciso le suore», ha annunciato il colonnello Helmegilde Harimenshi, «ha detto di aver commesso il crimine perche', dopo aver fatto alcune indagini, ha realizzato che la parrocchia fu costruita su un terreno che apparteneva ai suoi genitori».

Si fa sempre piu' strada l'ipotesi che l'uomo abbia agito senza un vero movente e spinto da un attcco di follia. La polizia ha reso noto che sara' sottoposto a un esame psichiatrico per valutarne condizioni mentali.

Secondo gli investigatori, l'assassino delle missionarie saveriane ha agito da solo: dopo aver ucciso le prime due suore, Olga Raschietti e Lucia Pulici, domenica pomeriggio, ha rubato le chiavi del convento e il cellulare di una delle sorelle. Poi e' tornato all'alba per massacrare anche suor Bernadetta Boggian, poi decapitata. Quando e' stato arrestato, l'omicida aveva ancora con se' una chiave del convento, una pietra sporca di sangue e il cellulare di una delle vittime. Prima di arrivare all'uomo, la polizia aveva fermato altre tre persone, guardiani dipendenti della parrocchia cattolica Guido Maria Conforti, collegata al convento di Kamenge.

Le tre suore «erano molto benvolute dalla popolazione», ha sottolineato l'agenzia vaticana Fides. «In Burundi non abbiamo mai avuto problemi con nessuno, per questo non riusciamo a pensare chi abbia potuto farci del male in maniera cosi' malvagia», hanno commentato le religiose italiane superstiti. Suor Olga, suor Lucia e suor Bernadetta saranno sepolte nel cimitero saveriano di Bukavu, nell'est della Repubblica Democratica del Congo. «Non ci sara' il rimpatrio delle salme per volonta' espressa dalle nostre sorelle missionarie e perche' la gente, che hanno amato e servito, desidera che rimangono con loro», ha dichiarato suor Delia Guadagnini, ex superiora regionale delle Missionarie Saveriane per la Repubblica Democratica del Congo e il Burundi. La richiesta di essere sepolte in Africa, per suor Delia «e' un segno di amore fino alla fine» da parte delle tre religiose che, racconta l'ex superiora, «erano tornate accettando di svolgere piccoli servizi», quelli che gli consentivano le loro esigue forze.

«Chiediamo una pena giusta ma umana. Abbiamo sentito nelle ultime ore troppe parole di vendetta, invece vogliamo che il sacrificio delle nostre sorelle non sia vano e crei un ulteriore occasione di dialogo ed un cammino di riabilitazione per l'autore di questo terribile gesto» ha dichiarato Silvia Marsili, vicaria generale della Casa madre delle saveriane di Parma, alla notizia dell'arresto dell'uomo.

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