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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 08:36.
L'ultima modifica è del 10 settembre 2014 alle ore 08:42.

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In particolare Boccardelli con Giorgio Hugo Balestrieri (già iscritto alla loggia massonica P2 e dal 1981 negli Stati Uniti, di cui è diventato cittadino, formalmente latitante), avrebbe instaurato, per quanto riguarda le sole vicende legate a Villa Vecchia, rapporti con Cosimo Virgiglio (poi diventato collaboratore di giustizia) ed altri vertici della cosca Molè, «concordando con i medesimi strategie operative, condividendone interessi ed approvando e stimolando azioni intimidatorie finalizzate al conseguimento dei detti scopi che coincidevano con quelli di essi medesimi che, dalla conclusione della compravendita della struttura avrebbero tratto un vantaggio economico».

La Suprema Corte
In attesa di conoscere le motivazioni per le quali la Cassazione ha rimandato ad altra sezione l'appello del processo "Maestro" per Boccardelli, non resta che attenersi ai motivi del ricorso presentato il 25 gennaio 2014 dall'avvocato del foro di Ascoli Piceno Francesco Ciabattoni.
La difesa di Boccardelli – attualmente detenuto nel carcere di Terni dal quale dovrebbe uscire non prima dell'agosto 2015 ma ora pende un ricorso al Tribunale del Riesame anche alla luce dell'annullamento e del rinvio ad altra sezione del processo di appello – ha innanzitutto evidenziato la mancanza e/o manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione e il conseguente travisamento della prova.
Per la difesa, infatti, contrariamente a quanto ricostruito anche dai giudici d'appello, «Virgiglio voleva fare e fece in proprio tutta l'operazione Villa Vecchia e Boccardelli non vi partecipò ma che la subì. Virgiglio trattava l'affare nel suo esclusivo interesse e ciò è confermato dal fatto che Rocco Molè venne ucciso a Gioia Tauro il 1° febbraio 2008, proprio nello stesso giorno in cui Cosimo Virgiglio, in qualità di legale rappresentante della Cargo Service Srl, firmò con la società Ita SrL l'atto di affitto due rami d'azienda di Villa Vecchia».

Doppio gioco?
Non solo. Sempre contrariamente a quanto sostenuto in appello, secondo il ricorso in Cassazione, Boccardelli non fece alcun doppio gioco, tra la cosca mafiosa «per risolvere i suoi affari» e le forze dell'Ordine «per raggiungere gli stessi obiettivi o per crearsi vie di fuga». Sempre secondo il ricorso, inoltre, non solo Villa Vecchia non venne venduta a Virgiglio (e dunque alla cosca Molè) per l'ostruzionismo di Boccardelli (come contraddittoriamente peraltro riconosciuto dalla stessa sentenza di aprile 2013) ma quest'ultimo e Balestrieri, il 24 ottobre 2008 furono aggrediti e picchiati nel parcheggio di Villa Vecchia.

Quanto al secondo motivo del ricorso (erronea applicazione della legge penale in relazione all'insussistenza di concorso esterno in associazione mafiosa (110, 416 bis cp); insussistenza degli elementi costitutivi del reato, del nesso di causalità e del dolo concorrente), tra le carte si legge che «anche la pretesa, non dimostrata, vicinanza e "disponibilità" di Angelo Boccardelli nei confronti del sodalizio criminoso su emarginato, ovvero di singoli esponenti, come Rocco Molè, a voler ammettere fosse provata, potrebbe evidenziare solo "contiguità riprovevoli" da un punto di vista etico e sociale, restando di per sé estranea all'area penalmente rilevante del concorso esterno in associazione mafiosa, per la cui esistenza occorre, come evidenziato nei principi enucleati dalle Sezioni Unite della Suprema Corte, la rigorosa verifica probatoria, nel giudizio, degli elementi costitutivi, del nesso di causalità e del dolo del concorrente, che nel caso in specie non sussistono».

Infine, nel terzo motivo del ricorso (assenza di un coerente quadro probatorio idoneo a sostenere al di la di ogni ragionevole dubbio un giudizio di penale responsabilità in ordine alla commissione del delitto p. e p. dagli artt. 110 e 416 bis cpp), nel testo depositato dall'avvocato Ciabattoni si legge che «Boccardelli, come spiegato, si è trovato non per sua libera scelta, ma per una serie di gravi contingenze, in una vicenda che lo ha visto "prigioniero" del Cosimo Virgiglio dopo che questi, di propria iniziativa ed estromettendolo totalmente, ebbe a fare e concludere le trattative con la Nobil Gusto della Bonuccelli Fiorella, pagandole, anche contro volontà del Boccardelli, la somma di 235mila euro». Boccardelli, dalla vendita, non ha guadagnato, ricorda l'avvocato Ciabattoni, un solo centesimo.
Fin qui la ricostruzione, possibile solo attraverso le doglianze della difesa, in attesa di vedere quale quota parte di queste doglianze è stata recepita nelle motivazioni della Cassazione.

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