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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 22:34.
L'ultima modifica è del 10 settembre 2014 alle ore 22:34.

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Il buco dell'ozono si sta restringendo, ma l'urgenza è puntata sul riscaldamento globale: è quanto affermano le ultime valutazioni scientifiche presentate al Palazzo di Vetro. Gli esperti hanno spiegato che il piano mondiale sullo strato di ozono dovrebbe permettere un recupero entro il 2050.

«La ricostruzione dello strato di ozono che protegge la Terra dalle radiazioni ultraviolette del sole è a buon punto, grazie all'azione internazionale concertata contro i gas distruggi-ozono, come i Cfc», afferma il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) e dell'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm).

Il Protocollo di Montreal, siglato nel 1987, a distanza di due decenni sta dando i suoi effetti: «Entro il 2030 avrà impedito due milioni di casi di cancro alla pelle - ha affermato il direttore esecutivo di Unep, Achim Steiner - evitato danni al sistema immunitario e problemi agli occhi, protetto la fauna e l'agricoltura».

Steiner ha precisato che tuttavia ci sono anche enormi sfide, e il successo del Protocollo di Montreal dovrebbe incoraggiare ulteriori azioni non solo sulla protezione dell'ozono ma anche sul clima. «L'azione internazionale sull'ozono è un grande successo ambientale - ha precisato il segretario generale di Omm, Michel Jarrau - lo stesso livello di urgenza e unità dovrebbe essere usato per affrontare l'enorme sfida del riscaldamento climatico».

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