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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 09:30.
L'ultima modifica è del 10 settembre 2014 alle ore 09:34.

Da Torino il no comment è di rigore. La famiglia Agnelli, a cui fa capo attraverso Exor la quota di riferimento del 30% in Fca, guarda con attenzione agli sviluppi del confronto tra Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat-Chrysler, e Luca Cordero di Montezemolo, da ventitrè anni in Ferrari. Ma la dinastia di Villar Perosa si attiene strettamente al ruolo di azionista. Dunque: pieno appoggio alle scelte manageriali e industriali di Marchionne e un grande riconoscimento al lavoro portato avanti da una persona cara alla famiglia come Luca Cordero di Montezemolo.
Che il passaggio sia delicato è però evidente. Del resto al quarto piano del Lingotto, dove hanno sede gli uffici di Exor, si è perfettamente consapevoli che il gruppo è proiettato verso un nuovo corso. Con il debutto a Wall Street, la doppia sede ad Amsterdam (legale) e Londra (fiscale) la svolta del Lingotto è epocale. Per l'azionista di riferimento, Exor appunto, e per l'intero gruppo. Questo perché, e Sergio Marchionne lo sa bene, il nuovo mercato verso cui sta andando la Fca è molto diverso da quello italiano. Così come sono destinati a essere modificati anche gli equilibri che per decenni hanno governato la Fiat.
Il tassello Ferrari rappresenta così, sotto certi aspetti, il primo banco di prova per confermare gli equilibri tra management e proprietà finora in perfetta sintonia. Equilibri che subito dopo la quotazione a Wall Street dovranno anche confrontarsi con nuovi assetti proprietari.
Il meccanismo del voto multiplo apre infatti diversi scenari per il libro soci del gruppo italo americano. Exor, ha affermato agli inizi di agosto il presidente John Elkann, «non può cambiare atteggiamento in un momento in cui le prospettive per Fiat-Chrysler sono così buone». In pratica la quota del 30,04% di Fca che farà capo alla holding di casa Agnelli resta ferma a quella soglia, né qualcosa in più né in meno. Nella nuova Fiat-Chrysler che verrà quotata a Wall Street il pacchetto di Exor, del resto sarà molto più pesante.
Grazie al meccanismo del voto multiplo, che premia ai fini del controllo gli azionisti fedeli nel tempo, il 30% della holding che fa capo ai diversi rami della famiglia Agnelli potrà valere fino al 46,2% (se nessun altro chiederà di beneficiare del voto multiplo). In pratica, in questo modo, si aprono per la famiglia ampi spazi di manovra sulla partecipazione, che potrebbe essere diluita o ceduta parzialmente senza mettere in discussione il controllo. Questo anche ai fini di eventuali alleanze. Al momento, si ribadisce da Torino, il pacchetto è e rimarrà lo stesso. Acquisita Chrysler e celebrata finalmente la fusione, Exor punta ad arrivare al 2016 con la quota di oggi, che equivale alla possibilità di valutare alleanze in posizione di forza, cioè senza perdere il controllo del gruppo.
È altrettanto vero, però, che la mappa dei soci di Fiat è ancora tutta da verificare. Ed Exor potrebbe non essere l'unico azionista a richiedere la possibilità di accedere al voto multiplo. Nel medio periodo, dunque, la holding probabilmente non è destinata a rimanere da sola all'interno dell'azionariato stabile del Fca. Con il risultato finale che gli interlocutori dell'amministratore delegato del gruppo automobilistico saranno più numerosi rispetto alla situazione attuale. Quegli stessi interlocutori a cui dovrà, in futuro, essere presentata la nuova strategia della Ferrari targata Marchionne.
Le scelte manageriali sulla Ferrari non necessariamente andranno a impattare sul percorso industriale tracciato per la casa di Maranello, al momento definita nel piano industriale icon car e destinata a produrre 7 mila vetture l'anno. Proprio di recente il manager ha smentito seccamente l'Ipo della Rossa, ma è altrettanto vero che dopo lo sbarco di Fca a New York non è escluso che si mettano in moto altre fasi del riassetto. Analisti e case d'affari si sono già esercitati sulle possibili mosse della Ferrari di Marchionne, dalla quotazione, appunto, allo spin off della Casa di Maranello.
Tutte ipotesi però che si concretizzeranno eventualmente non in tempi stretti. E che dovranno evidentemente tener conto dell'orientamento della nuova "proprietà" dove la famiglia Agnelli potrebbe essere affiancata da altri investitori o gruppi: una Ipo, inevitabilmente, si tradurrebbe in una minor presa degli azionisti di Fca sulla Ferrari, mentre attraverso uno spin off i futuri soci del gruppo italo americano potrebbero ottenere una presa diretta sulla redditiva casa di Maranello.
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