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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 17:15.
L'ultima modifica è del 10 settembre 2014 alle ore 17:26.

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LONDRA - Occhi lucidi e voce rotta dal pianto, David Cameron oggi ha rivolto un accorato appello agli scozzesi a votare no all'indipendenza. A una settimana dal referendum, con i due schieramenti ancora testa a testa nei sondaggi, il primo ministro britannico ha preso l'iniziativa di andare di persona in Scozia.

«Amo questo straordinario Paese, questo Regno Unito che abbiamo costruito insieme - ha detto Cameron nel suo discorso a Edimburgo. – Mi si spezzerebbe il cuore se questa famiglia di nazioni che abbiamo unito venisse smembrata». I Tories hanno un solo deputato in Scozia e quindi conquisterebbero la maggioranza assoluta a Westminster se vincessero i separatisti. Il premier ha però dichiarato che l'interesse dei Tories passa in secondo piano rispetto al futuro della Gran Bretagna: «Amo il mio Paese molto più di quanto ami il mio partito», ha detto.

Cameron ha anche avvertito gli scozzesi che la decisione che prenderanno il 18 settembre è irreversibile: «Dato che si tratta di andare alle urne, credo che la gente pensi che sia un'elezione politica, che si fa una scelta e poi cinque anni dopo si può fare una scelta diversa, se sei stufo dei maledetti Tories dai loro un calcio e via, - ha detto il premier. – Questo referendum é completamente diverso da un'elezione. Non è una decisione per i prossimi cinque anni, è una decisione che riguarda il prossimo secolo».

L'importanza del referendum, e la concreta possibilità che gli scozzesi possano votare a favore dell'indipendenza, é stata sottolineata oggi dall'arrivo in Scozia dei leader di tutti e tre i maggiori partiti. Oltre a Cameron, infatti, anche il leader laburista Ed Miliband e il leader dei liberaldemocratici Nick Clegg hanno varcato il confine per fare campagna elettorale a favore del No.

Il leader laburista Miliband nel suo discorso ha detto che «i valori degli scozzesi, la giustizia sociale, l'uguaglianza, la solidarietà» saranno tutelati da un futuro Governo laburista. «Votate no in questo referendum, con la testa, con il cuore e con l'anima, - ha esortato Miliband, che resterà in Scozia fino al giorno del referendum. – Cambiamo insieme la Gran Bretagna». Cameron, Clegg e Miliband si sono schierati a favore della strategia delineata da Gordon Brown. L'ex premier laburista, che é scozzese, é sceso in campo a favore del No con una promessa di dare più autonomia alla Scozia in tempi brevissimi, a partire dal giorno dopo il referendum.

Il primo ministro scozzese Alex Salmond ha detto che l'arrivo dei tre leader di partito in Scozia é un "segnale di panico", e ha dichiarato che nella partita finale il "Team Scotland" batterà il "Team Westminster".

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