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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 06:37.

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ROMA
Matteo Richetti esce dalla corsa delle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato governatore dell'Emilia Romagna. La decisione è arrivata ieri mattina, poco prima che giungesse la notizia che il parlamentare Pd, ed ex presidente dell'assemblea regionale dell'Emilia Romagna, è indagato per peculato dalla procura di Bologna per le spese dei gruppi regionali. Per il momento restano in corsa per il 28 settembre il segretario regionale del Pd Emilia Romagna Stefano Bonaccini e l'outsider Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì. Anche se a gettare la contesa nel caos è arrivata in serata la notizia che anche Bonaccini è indagato per peculato nell'inchiesta della procura di Bologna. Bonaccini sarebbe comunque orientato a proseguire la corsa. La partita tuttavia si complica anche alla luce delle dimissioni dell'ex governatore Pd Vasco Errani, presentate a luglio proprio per vicende giudiziarie, dopo una condanna in secondo grado per falso ideologico per avvantaggiare la coop agricola Terremerse. Per un piano B, che potrebbe essere lo stesso premier Matteo Renzi a mettere in campo, si parla di volti nuovi, come il sindaco di Imola Daniele Manca, oppure un big del governo Renzi, il ministro Giuliano Poletti o Graziano Delrio (il nome del sottosegretario era circolato già a luglio).
L'avvocato di Richetti, Gino Bottiglioni, ha precisato che la scelta del parlamentare Pd di chiamarsi fuori è stata «politica, per ragioni personali», escludendo la «vicenda giudiziaria». Ad ogni modo, la decisione di Richetti è stata comunicata in maniera anomala: nessun annuncio ufficiale, ma solo la mancata presentazione delle firme alle 12 di ieri, scadenza da tempo fissata per ufficializzare la candidatura. Solo più tardi, su Facebook, è arrivata la motivazione: «L'unità è un valore che non va solo dichiarato, ma anche praticato. Per questo non metterò in campo la mia candidatura».
Matteo Richetti, 40 anni, è un renziano della prima ora, ma nell'ultimo periodo i rapporti con il premier si erano raffreddati, come mostra l'astensione del deputato modenese sull'adesione del Pd al Pse. Di un suo ritiro si parlava da giorni. Ad accelerare tutto, potrebbero essere state le parole di Matteo Renzi di domenica che, pur dando il via libera alle primarie con due big del Pd (anche Bonaccini, dopo esser stato bersaniano, è ora tra i fedelissimi di Renzi, e renziano è anche Balzani) li aveva benevolmente rimbrottati dicendo che avevano «organizzato un bel casino». Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha comunque escluso un intervento diretto di Renzi. Secondo alcune voci, Richetti avrebbe rinunciato anche in base ai primi riscontri che indicavano favorito Bonaccini. L'avvocato di Richetti ha comunque riconosciuto: «Conoscevamo da tempo l'esistenza di questo procedimento e vista la posizione che Richetti ricopriva era molto probabile che le indagini, perché di questo semplicemente si tratta, fossero anche su di lui». Da quanto si apprende sarebbero altri sette i consiglieri del Pd indagati, e probabile che le iscrizioni riguardino anche altri gruppi. L'inchiesta punta a verificare ogni singola spesa dell'assemblea regionale tra maggio 2010 e dicembre 2011. La chiusura delle indagini non dovrebbe arrivare prima di fine settembre. «Spero si risolva tutto molto in fretta. Questo spero non ritardi le elezioni», ha commentato Maurizio Marchesini, presidente di Confindustria Emilia Romagna. Di «rispetto per la decisione di Richetti» ha parlato Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd. Mentre l'ex premier Massimo D'Alema ha detto: «In tantissimi casi le indagini si concludono con il proscioglimento».
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CAOS PD IN EMILIA ROMAGNA
Richetti fuori dalle primarie
Ieri mattina Matteo Richetti non ha presentato, entro la scadenza delle 12, le firme per ufficializzare la sua candidatura alle primarie per scegliere il candidato governatore del centrosinistra in Emilia Romagna
Indagati i due big in corsa
Nel pomeriggio arriva la notizia che Richetti, ex consigliere, è indagato per peculato dalla procura di Bologna per le spese dei gruppi regionali. In serata la conferma che anche l'altro candidato, Bonaccini, è indagato

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