Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2014 alle ore 17:36.
L'ultima modifica è del 11 settembre 2014 alle ore 19:11.
Lo slogan adottato dal governo di Enrique Peña Nieto è evocativo: Mexico, una economia de primera con empleos de tercera (un'economia di prima categoria con impieghi di terza). Troppo lavoro nero, nessuna garanzia, welfare inesistente: il 57,8% dei lavoratori e degli imprenditori messicani non dichiara i propri redditi, si limita a pagare una piccola imposta per l'occupazione del terreno su cui opera. Decine di migliaia di maquiladoras (fabbriche di assemblaggio), per la maggior parte non regolamentate.
Si sa, «Messico è troppo lontano da Dio e troppo vicino agli Stati Uniti», ironizza la gente. Da qui la proposta dell'Esecutivo al mondo delle imprese: "emersione" dal lavoro nero in cambio di una tassazione esigua, benefici fiscali, welfare e pensioni. L'idea è semplice: incorporare i dipendenti e le pmi nel Repecos (Regimen de pequenos contribuyentes) ovvero un'aliquota privilegiata per i redditi più bassi.
Si tratta di un lavoro impegnativo, «una sfida senza precedenti», dice Aristoteles Nunez Sanchez, responsabile del Sat (Servizio di amministrazione tributaria). «Dovremo realizzare un grande lavoro di comunicazione e convincere gli scettici della convenienza ad aderire al progetto».
L'iniziativa denominata dal governo "Crezcamos juntos" , cresciamo insieme, prevede inoltre l'esenzione dall'Iva per dieci anni per tutti coloro che guadagnano meno di 7600 dollari all'anno. E un'agevolazione ancora più grande per i venditori ambulanti di bibite, panini e sigarette. In cambio verranno offerti servizi sanitari e sociali, oltre che una pensione di vecchiaia. Non solo: sarà consentita anche l'accensione a crediti bancari, finora impossibile da erogare proprio per la non-trasparenza del lavoro sommerso.
Questo progetto di Governo ha l'obiettivo di recuperare un miliardo di dollari all'anno, una cifra comunque risibile a fronte dei 37 miliardi di dollari di evasione fiscale imputabile, solo nel 2013, alle grandi imprese.
©RIPRODUZIONE RISERVATA