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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2014 alle ore 07:12.
L'ultima modifica è del 11 settembre 2014 alle ore 16:25.

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(Reuters)(Reuters)

NEW YORK - Parlando ieri notte al Paese a rete unificate dalla State Room della Casa Bianca, Barack Obama, con tono sobrio e solenne, ha annunciato agli americani e al mondo di aver autorizzato una nuova guerra, una campagna aerea contro l'Isis, il gruppo terroristico di matrice islamica che minaccia l'occidente che ha sgozzato due americani, ucciso migliaia di prigionieri e di profughi e cambiato i confini di una regione. «E che andrà distrutto».

«Oggi vi annuncio – ha detto Obama - che l'America guiderà una larga coalizione per sconfiggere la minaccia terroristica posta dall'Isis. Con un obiettivo chiaro: noi indeboliremo e infine distruggeremo Isil attraverso una strategia di azione antiterroristica prolungata e onnicomprensiva».

Oggi dunque, 11 settembre 2014 tredicesimo anniversario dell'attacco all'America, il ricordo di una giornata tristissima che ha cambiato il corso della storia è stato segnato dalla promessa di una nuova guerra, di un nuovo fronte, di una nuova alleanza.
«C'è un principio di fondo nella mia presidenza – ha detto ancora Obama - chi minaccia l'America non troverà un posto sicuro dove rifugiarsi ...perciò ecco la mia strategia».

La strategia
In questo suo importante messaggio alla Nazione di ieri notte, Obama finalmente presentato agli americani quella strategia che fino a poche settimane fa sembrava mancare dai manuali della "Situation Room" la "Camera di Guerra" nei sotterranei della Casa Bianca. Un discorso storico, anche perché pronunciato da un presidente bellicoso che non voleva le guerre, soprattutto in Medio Oriente. Un discorso che ha coperto ogni aspetto di questa nuova missione americana, riasunti con chiarezza e sistematicità in quattro punti:

1) Ci sarà una campagna sistematica di raid aerei, in Iraq ma anche in Siria, aprendo di fatto un fronte nuovo per l'America soprattutto se pensiamo a un anno fa, quando dopo l'uso di armi chimiche da parte di Assad, il leader siriano, Obama minacciò attacchi aerei che non portò mai a termine. Per l'opposizione del Congresso ma anche perché l'opinione pubblica americana era fredda, contraria a nuove avvenutre: solo il 30% vedeva con favore attacchi aerei. Oggi dopo aver visto due americani sgozzati e decapitati in video, dopo aver visto che i militanti in nero dell'Isis catturavano prigionieri di guerra e civili a centinaia per poi ucciderli, il 71% dell'opinione pubblica americana ha cambiato idea e appoggia la decisione di Obama

2) Appoggi per le forze curde e irachene sul campo: «in Iraq c'è un governo con cui possiamo collaborare – ha detto Obama - In Sira no» . Per l'Iraq ha detto Obama saranno inviati altri 475 soldati ma solo con incarichi per l'addestramento, intelligence e per assistere con la logistica., Questa volta non ci saranno soldati al fronte.

3) C'è una guerra ampia contro il terrorismo. Il pericolo di nuovi attacchi sul suolo americano aumenta con la presenza di "nationals" di cittadini occidentali con passaporti americani o europei tra le file dell'Isis. Non gli si può dare respiro; Obama porterà la questione al consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite tra due settimane, nel contesto dell'assemblea generale dell'Onu.

4) Infine l'assistenza umanitaria, l'aiuto per i rifugiati per i profughi, per coloro che sono stati sradicati dalle loro case dai terroristi islamici. Con una precisazione importante: «qui non si tratta di combattere l'Islam – ha detto Obama - perché questi terroristi dimostrano con la loro crudeltà di non avere nulla a che fare con un movimento religioso».

La coalizione
Infine, la coalizione: «Il Segretario di Stato John Kerry si è incontrato oggi con il nuovo governo iracheno e nei prossimi giorni sarà impegnato in un viaggio in Medio Oriente e in Europa per reclutare nuovi alleati, in particolare nel mondo arabo».

Ci sarà dunque una coalizione mista con membri della Nato, come la Gran Bretagna, già pronta a bombardare la Siria, o la Francia o l'Italia che insieme ad altri paesi come l'Australia - esterno alla Nato, ma partner dell'Alleanza - sono pronti a dare il loro contributo in termini di logistica, di addestramento di intelligence. C'è poi l'alleanza regionale. Come avete letto Obama ha informato gli americani che il suo segretario di Stato John Kerry è in questi giorni in Medio Oriente a tessere la fila per la creazione di una coalizione regionale che potrà includere Arabia Saudita, Egitto, Giordania fino alla Turchia e che ha avuto garanzie dal nuovo governo a Baghdad che vi sarà una politica "inclusiva" di tutte le minoranze.

Obama ha precisato che la guerra sarà più simile a quelle condotte in Yemen e in Somalia che a quella contro l'Iraq ha detto di aver raccolto la solidarietà del congresso e ha ricordato naturalmente questo 11 settembre, questo anniversario che si consuma con la maliconica sensazione di dover ricominciare tutti da capo:

«Viviamo in un tempo di grande cambiamento – ha detto ancora Obama nella notte - Domani saranno passati 13 anni da quando la nostra nazione è stata attaccata. La prossima settimana saranno passati 6 anni da quando l'America è caduta nella peggiore crisi economica dalla Grande Depressione. Ma nonostante questi shock, nonostante il dolore e il lavoro che ci è voluto per riprenderci, non c'è altra nazione al mondo oggi meglio posizionata per raccogliere le opportunità del futuro dell'America».

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