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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2014 alle ore 06:38.

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Le grandi banche minacciano l'esodo dalla Scozia se gli indipendentisti vinceranno il referendum della settimana prossima. Ieri Royal Bank of Scotland (Rbs), Lloyds Bank, Clydesdale e Tesco Bank hanno dichiarato che trasferiranno la loro sede legale a Londra se i sì otterranno la maggioranza il 18 settembre.
Il leader dello Scottish National Party Alex Salmond ha ostentato ottimismo, dichiarando che la Scozia «sta facendo la storia» e che gli scozzesi voteranno a favore dell'indipendenza. Salmond ha definito irrilevanti gli annunci di Rbs e Lloyds perché ispirati da Londra e «dettati da motivazioni politiche». Entrambe le banche durante la crisi erano state salvate dal Tesoro britannico, che resta l'azionista di riferimento.
Rbs, che ha sede a Edimburgo, ha detto che la decisione è stata presa «per ragioni pratiche» per tutelare il credit rating della banca, date le grandi incertezze di una transizione all'indipendenza, che potrebbe «alterare in modo significativo il contesto fiscale e monetario e le regole che la banca deve osservare». Il Ceo Ross McEwan ha però sottolineato che non ci sarà un impatto negativo sull'occupazione.
Anche il Fondo monetario internazionale ieri ha sottolineato le incertezze di una vittoria del sì, avvertendo che la secessione porterebbe a reazioni negative del mercato sul breve termine. «Gli effetti di lungo termine invece, - ha detto il portavoce William Murray, - dipendono dalle decisioni che saranno prese durante la fase di transizione».
Secondo Ian Gordon, banking analyst di Investec a Londra, il movimento indipendentista ha creato una tale incertezza nel settore che le banche, per tutelarsi da scosse future, «potrebbero trasferire la loro sede legale a Londra anche se vincerà il no». In contrasto Martin Gilbert, chief executive di Aberdeen Asset Management, il maggiore gestore di fondi in Scozia, ha dichiarato ieri che «l'indipendenza sarebbe un enorme successo».
L'ultimo sondaggio di Survation ieri ha mostrato un calo del sostegno per l'indipendenza al 47%, contro il 53% di favorevoli a restare parte della Gran Bretagna. La ripresa del fronte unionista ha rafforzato la sterlina, che è tornata a guadagnare terreno su euro e dollaro. YouGov, che stamani pubblicherà un nuovo atteso sondaggio, ha avvertito ieri che gli indecisi sono troppo numerosi e la situazione troppo fluida per fare previsioni sull'esito del referendum.
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