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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2014 alle ore 08:11.

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MILANO
Il ministro dell'Economia affronta la questione al mattino presto, prima di entrare alla riunione dell'Eurogruppo: «L'Italia rispetterà gli impegni presi con l'Europa» risponde a chi chiede un commento sulle preoccupazioni esternate nel bollettino economico della Bce a proposito del mancato rispetto del target del 2,6% sull'indebitamento netto di quest'anno. «Come la stessa Bce ammette nel bollettino il quadro macro è molto peggiore del previsto e c'è un'ovvia implicazione per i conti pubblici». «Il target del 2,6% – aggiunge – era l'obiettivo compatibile con un quadro macro diverso, lo ripeto: noi rispetteremo i vincoli».
A chi gli ha chiesto se il rispetto del vincolo del 2,6% nel rapporto deficit/Pil volesse dire una manovra correttiva, Padoan ha così risposto: «Stiamo lavorando alla Legge di stabilità che, per definizione, impatta sui conti, quando avremo i numeri sarete i primi a saperlo». Ma un fatto è certo: per il ministro italiano dell'Economia è chiarissimo che qualunque cosa accada l'Italia rispetterà il 3 per cento. E non perché sia un feticcio ma perché si tratta di un valore segnaletico per i mercati.
Quando c'è un servizio del debito da 84 miliardi l'anno da pagare, la reputazione in tema di finanza pubblica è un bene prezioso: consente risparmi sugli oneri e, soprattutto, non è un optional. Per questo a chi gli chiedeva un commento sulla decisione francese di rimandare il rientro entro il tetto del 3% di deficit al 2017 Padoan si è limitato a replicare: «Parigi è Parigi».
Il ministro dell'economia italiano sa bene che insieme al budgetary plan entro il mese di ottobre la nuova Commissione europea si attende anche un piano estremamente dettagliato, con il timing delle fasi di attuazione, delle riforme strutturali in tema di mercato del lavoro, giustizia civile, pubblica amministrazione. Ma l'atteggiamento cauto del ministro italiano non sembra tanto legato agli esami imminenti in sede europea (anche se il commissario per gli affari economici e monetari Jirky Katainen ha tenuto a precisare ieri che i commissari europei «non sono maestri, ma interpreti degli impegni presi da ciascun Paese»).
Per l'Italia c'è una partita importante ancora tutta da giocare, che avrà un momento importante quest'oggi, in occasione dell'Ecofin. Per questo Padoan tiene a sottolineare come aspetti positivi del negoziato diplomatico italiano il fatto che l'Europa stia assumendo come centrale la questione degli investimenti (e altrettanto importante, secondo il responsabile di via XX Settembre è il fatto che il comunicato dell'Eurogruppo si concentri sul tema dell'esigenza di ridurre il carico fiscale sul lavoro). Così ai cronisti ribadisce che l'Europa «deve mettere l'occupazione e la crescita al centro». E sottolinea che «c'è una forte convergenza sull'idea che gli investimenti sono essenziali in tutta Europa per la crescita, i cui elementi fondamentali sono le riforme strutturali che migliorano l'ambiente per le imprese e più efficacia degli strumenti di finanziamento per attirare i capitali».
Non basta: secondo il ministero dell'Economia anche il proliferare dei documenti(accanto alla proposta italiana si è affiancato il progetto polacco da 700 miliardi in sette anni per il rilancio degli investimenti, oltre a quello franco-tedesco e a quello proposto dal neo-presidente della Commissione Jean-Claude Juncker da 300 miliardi) va interpretato come un elemento positivo legato all'affermarsi di parole d'ordine nuove. L'Italia, come si sa, propone di mobilitare fondi pubblici privati in cinque campi: trasporti, energia, tecnologia dell'informazione, ambiente, mercato unico digitale. Così Padoan ha tenuto a sottolineare che «sul patto per la crescita da parte della Germania non'è resistenza, c'è accordo».
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1,6%
Deficit-Pil italiano nel I trimestre
In miglioramento di 0,2 punti su base annua, per il calo della spesa pubblica
-0,1%
Entrate tributarie nel I semestre
Il calo (pari allo 0,1% del Pil) è imputabile alle nuove scadenze

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