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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2014 alle ore 17:22.
L'ultima modifica è del 15 settembre 2014 alle ore 17:38.

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Monrovia, Liberia (Afp)Monrovia, Liberia (Afp)

BRUXELLES – L'epidemia di Ebola che sta colpendo alcuni paesi dell'Africa occidentale sta avendo anche un impatto economico, oltre che sociale e politico. Della drammatica epidemia, che ha già fatto ufficialmente circa 2.500 morti, si è occupato oggi un gruppo di alto livello dell'Unione europea, chiamato a coordinare il lavoro dei Ventotto in campo sanitario e umanitario. Per ora i paesi colpiti sono sette, ma secondo uno studio dell'Università di Oxford altri 15 sono a rischio.

«L'Unione europea è gravemente preoccupata dall'epidemia di Ebola in Africa occidentale dove la situazione continua a deteriorarsi», si legge in un comunicato della Commissione sulla scia della riunione di oggi. L'esecutivo comunitario ha promesso aiuti finanziari anche «per rafforzare la stabilità macroeconomica» della regione. Durante la riunione, i ministri hanno anche discusso di eventuali «azioni per facilitare il trasporto dentro e fuori dalla regione».

Il governo della Sierra Leone ha appena annunciato una revisione al ribasso delle sue stime di crescita per il 2014, dal 12-13% al 7-8%, secondo il ministro delle Finanze Kaifala Marah in una intervista a Bloomberg News. Il governo ha registrato un netto calo delle entrate fiscali nei primi sei mesi. «Le entrate stanno calando perché molte grandi imprese hanno chiuso o ridotto la loro attività. Subiamo un embargo. Non dobbiamo subire un blocco economico».

Il Belgio è un paese che per motivi storici ha legami profondi con l'Africa nera. La stampa belga fa notare che l'epidemia di Ebola giunge in un momento delicato per l'economia africana, in forte crescita in questi ultimi anni, anche per via della presenza crescente della Cina alla ricerca di materie prime. Di recente, 11 multinazionali, tra cui ArcelorMittal, hanno detto di temere un calo della produzione e chiesto «la creazione immediata di corridoi umanitari ed economici verso i paesi colpiti».

Gli stati più coinvolti sono la Sierra-Leone, la Liberia e la Guinea-Conakry. Alcune compagnie aeree - come Kenya Airways, British Airways e Asky Airlines - hanno interrotto i voli con i paesi colpiti dall'epidemia, nonostante secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità i collegamenti aerei non contribuiscano alla diffusione del virus. L'Unione africana ha chiesto la settimana scorsa «di abolire tutti i divieti di viaggio (…) in modo da facilitare le attività economiche».

Secondo la Libre Belgique, la Cina e l'Arabia Saudita sono tra i paesi che impongono test particolari ai viaggiatori in provenienza dalla regione; il Sud Africa ha bloccato l'accesso ai cittadini congolesi (che ha registrato 32 morti); l'Unione postale universale ha cancellato una conferenza internazionale che doveva avere luogo in Costa d'Avorio in ottobre, malgrado il paese non sia stato colpito dal virus. Alcune partite di calcio sono state annullate o rinviate.

Qualche giorno fa l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (la Fao) ha avvertito che l'epidemia sta mettendo «a rischio» i raccolti in Africa occidentale. Dal canto suo, l'Università di Oxford ha pubblicato un rapporto in cui segnala che altri 15 paesi sono a rischio, per via di una trasmissione del virus da animali a uomini facilitata dalla situazione geografica. «La nostra cartina mostra un probabile serbatoio del virus Ebola nella popolazione animale, più ampia di quanto previsto in precedenza».

Tra i paesi individuati dai ricercatori inglesi, la Nigeria, il Cameron, l'Etiopia, il Madagascar e l'Angola. «Ciò non significa che la trasmissione agli uomini sia inevitabile; ma solo che tutte le condizioni ambientali e epidemiologiche per uno scoppio dell'epidemia sono presenti», ha precisato l'autore dello studio Nick Golding. Il Fondo monetario internazionale ha chiesto un intervento globale "a largo raggio" per aiutare i paesi colpiti. La stima di crescita del 2014 per la regione subsahariana (5,4%) è a rischio.

Oggi a Bruxelles, il ministro della salute italiano, Beatrice Lorenzin, ha spiegato che non esistono al momento rischi di contagio da Ebola provenienti dagli immigrati che attraversano con mezzi di fortuna il Mediterraneo. «In questo momento la malattia è confinata all'interno di determinati territori. Non c'è problema», ha detto la signora Lorenzin. Il ministro ha sottolineato che «in questo momento l'Italia è sorvegliata. Quindi da questo punto di vista possiamo stare sereni».

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