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Dal lavoro alla giustizia. Le riforme che l'Europa ci chiede e a che punto siamo in Italia

Può sembrare un dialogo difficile, a volte fra sordi, ma così non è. Le riforme più volte evocate, ormai pretese, dai vertici Ue sono state scritte nero su bianco nella Raccomandazione del Consiglio Europeo sul programma nazionale di riforma 2014, approvato il 2 giugno scorso. Ecco gli obiettivi indicati e lo stato dell'arte

4. Le riforme che ci chiede l'Europa / Pubblica amministrazione, semplificazioni

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La raccomandazione
Bruxelles preme per una semplificazione complessiva del "contesto normativo a vantaggio delle imprese e dei cittadini", così da colmare "le lacune attuative delle leggi in vigore". Tra le riforme richieste nel documento di giugno la promozione dell'apertura del mercato e la rimozione delle "restrizioni alla concorrenza nei settori dei servizi professionali e dei servizi pubblici locali, delle assicurazioni, della distribuzione dei carburanti, del commercio al dettaglio e dei servizi postali". Si chiede poi di potenziare "l'efficienza degli appalti pubblici, specialmente tramite la semplificazione delle procedure attraverso l'uso degli appalti elettronici, la razionalizzazione delle centrali d'acquisto e la garanzia della corretta applicazione delle regole relative alle fasi precedenti e successive all'aggiudicazione". E ancora: garantire una migliore gestione dei fondi dell'Ue, migliorare la capacità di amministrazione, della trasparenza, della valutazione e del controllo di qualità a livello regionale, specialmente al Sud. Infine, ma affatto ultimo in ordine d'importanza, "potenziare ulteriormente l'efficacia delle misure anticorruzione, in particolare rivedendo l'istituto della prescrizione entro la fine del 2014 e rafforzando i poteri dell'autorità nazionale anticorruzione".

Che cosa è stato fatto
In commissione Affari costituzionali del Senato è ricominciato il 3 settembre l'esame della disegno di legge delega sulla Pubblica amministrazione, secondo step della riforma avviata con il decreto Madia convertito in legge prima della pausa estiva. Nel ddl c'è il cuore della rivoluzione annunciata per il pubblico impiego: la riforma della dirigenza, oltre alla riorganizzazione delle amministrazioni dello Stato e alla razionalizzazione delle prefetture. Tra le misure contenute nel decreto Madia già approvato: l'addio al trattenimento in servizio (che consentiva ai dipendenti pubblici di restare al lavoro anche oltre i termini della pensione) per favorire l'ingresso nella Pa di circa 15mila giovani grazie alla cosiddetta "staffetta generazionale" e la mobilità obbligatoria entro 50 km per i dipendenti pubblici. Nel decreto è contenuto un corposo pacchetto anticorruzione, con nuovi poteri all'Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, che potrà commissariare le aziende appaltatrici di lavori pubblici coinvolte in inchieste di corruzione.

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