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Dal lavoro alla giustizia. Le riforme che l'Europa ci chiede e a che punto siamo in Italia

Può sembrare un dialogo difficile, a volte fra sordi, ma così non è. Le riforme più volte evocate, ormai pretese, dai vertici Ue sono state scritte nero su bianco nella Raccomandazione del Consiglio Europeo sul programma nazionale di riforma 2014, approvato il 2 giugno scorso. Ecco gli obiettivi indicati e lo stato dell'arte

5. Le riforme che ci chiede l'Europa / Scuola

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La raccomandazione
Una delle priorità assolute è la riduzione dei tassi di abbandono scolastico (l'Italia è tra i fanalini di coda dell'Ue con quasi il 18% contro una media di poco superiore al 12%), che si dovrebbe ottenere rendendo operativo il sistema nazionale per la valutazione degli istituti. Altro passo, "accrescere l'apprendimento basato sul lavoro negli istituti per l'istruzione e la formazione professionale del ciclo secondario superiore e rafforzare l'istruzione terziaria professionalizzante". Punto delicato: istituire un registro nazionale delle qualifiche per garantire un ampio riconoscimento delle competenze. Infine, assicurare che i finanziamenti pubblici premino in modo più congruo la qualità dell'istruzione superiore e della ricerca.

Che cosa è stato fatto
Il 3 settembre il governo ha pubblicato sul sito passodopopasso.italia.it le linee guida di riforma dell'istruzione. I cardini della riforma sono: abolizione delle supplenze brevi; decollo, e finanziamento, dell'organico funzionale (un surplus di docenti a disposizione delle reti di scuola da impiegare per potenziare le attività didattiche); nuovo piano di assunzioni dal 2015 di circa 150mila insegnanti, con carriere legate al merito. E ancora: maggiore legame tra scuola e mondo del lavoro, con il raddoppio delle ore di alternanza (da 100 ore ad almeno 200 ore di formazione direttamente in azienda), potenziamento dei laboratori (grazie anche a incentivi fiscali per i privati che investono) e diffusione dell'apprendistato negli ultimi due anni delle superiori. Sulle proposte, elaborate da Miur e palazzo Chigi, siè aperta oggi una consultazione pubblica di due mesi, fino al 15 novembre. I primi provvedimenti legislativi sono previsti a gennaio.

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