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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2014 alle ore 16:26.
L'ultima modifica è del 17 settembre 2014 alle ore 11:39.

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(Corbis)(Corbis)

Il presidente Barack Obama incontra oggi i generali americani per pianificare l'assalto ai jihadisti dello Stato islamico in Iraq e Siria. Obama incontrerà il generale Lloyd Austin, capo del Comando Centrale Usa nel suo quartier generale in Florida, per valutare come l'esercito stia mettendo in atto la strategia annunciata la scorsa settimana. Ieri il capo delle forze armate Usa, Martin Dempsey, nel corso di un'audizione al Senato americano, ha ipotizzato un coinvolgimento di truppe sul campo: gli Stati Uniti, se necessario, sono pronti - dice - «ad estendere il ruolo dei consiglieri militari inviati in Iraq».

Ieri i caccia americani hanno già cominciato le incursioni vicino Baghdad, allargando l'area del mandato militare, proprio come Obama aveva annunciato nel discorso alla nazione mercoledì scorso. Finora nel mirino sono state soltanto le regioni centro-settentrionali dell'Iraq, bersaglio dell'avanzata islamista. Non è stato precisato il luogo degli attacchi, né che tipo di postazione sia stata colpita

Il presidente tra l'altro proprio nelle ultime ore ha ricevuto il significativo (e inusuale) avallo repubblicano, con l'endorsement dei leader della Camera dei Rappresentanti e del Senato. Lo speaker repubblicano alla Camera, John Boehner, ha parlato di scelta opportuna: «Non c'è motivo -ha aggiunto- di non fare quel che il presidente ci chiede».

La conferenza internazionale a Parigi di due giorni fa sancito l'accordo fra 30 Paesi per la lotta al terrorismo, in particolare allo Stato Islamico (Is, Isis, Isil o nell'acronimo arabo Daesh) definito «minaccia per il mondo» da «fermare con ogni mezzo».

Dall'inizio dell'offensiva gli Stati Uniti hanno lanciato finora 162 raid contro le postazioni delle milizie islamiste. Dieci Paesi arabi, tra cui Arabia Saudita, Iraq ed Egitto, hanno garantito il loro appoggio all'Amministrazione americana.

Molto importante la reazione di Al Qaeda, di cui Isis è una feroce evoluzione: dopo un certo allontanamento dai metodi barbari dell'Isis, ora vi sono fazioni che davanti agli attacchi americani inneggiano ora all'unità contro l'Occidente - riporta l'Afp - come la branca maghrebina (AQIM) e la branca della penisola arabica (AQAP) di al Qaeda che han lanciato un appello agli jihadisti dello Stato islamico a non combattersi più gli uni con gli altri e ad unirsi contro la coalizione occidentale anti-Isis. In un raro comunicato congiunto i due gruppi esortano i loro «fratelli mujaheddin in Iraq e nel Levante a unirsi contro la campagna dell'America e della sua coalizione diabolica che vuole distruggerci pezzo a pezzo. Smettiamola di combatterci fra noi».

Finora invece Al Qaeda dava segni di volersi tenere lontano dall'Isis e addirittura ha fatto appello per la liberazione dell'ostaggio britannico (leggi qui). Del resto Isis aveva ingaggiato una vera guerra con il Fronte al Nusra, il ramo siriano di Al Qaeda, che nell'ultim anno ha tentato di resistere all'espansione dello Stato Islamico.

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