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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2014 alle ore 06:37.

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ROMA
Forse era solo scaramanzia, ma a pochi minuti dall'inizio delle votazioni per Corte costituzionale e Csm erano davvero in pochi a scommettere su una fumata bianca. E la scommessa, infatti, l'avrebbero persa perché quand'erano da poco passate le 22,00 ecco arrivare la notizia della nuova fumata nera sia per l'elezione dei due giudici costituzionali sia per i due membri mancanti dell'Organo di autogoverno della magistratura. Né Luciano Violante né Donato Bruno hanno raggiunto il quorum dei tre quinti dei componenti delle due Camere, cioè 570 voti. Il primo ha avuto addirittura qualche voto in meno del giorno precedente (526 invece di 530) mentre il secondo è salito di qualche unità (544 invece di 529). Nulla di fatto anche per Luigi Vitali, che vede allontanarsi Palazzo dei Marescialli: per lui solo 389 voti rispetto al quorum di 515. Ancora più lontani dal traguardo i due candidati del Movimento 5 Stelle: Alessio Zaccaria si è fermato a 140 voti e Nicola Colajanni a 136.
Eppure i parlamentari sia di Fi che del Pd erano stati richiamati all'ordine con un sms che invitava a votare Violante, Bruno e Vitali. In Transatlantico si erano anche visti molti volti "nuovi", come quelli dei senatori Niccolò Ghedini e Piero Longo, gli storici difensori di Silvio Berlusconi, a conferma di una chiamata alle armi per raccogliere quei 40 voti mancanti a Violante (42) e a Bruno (43) - rispetto a quelli riportati il giorno prima - necessari per sfondare quota 570. Tuttavia, la preoccupazione di assenze «ingiustificate» era palpabile su entrambi i fronti: il giorno prima se ne contavano circa 150 e ieri l'ora tarda della "chiama" dei deputati (verso le 20,00) non favoriva certo una grande affluenza. A ciò si aggiunga un'ulteriore preoccupazione: molti parlamentari del Pd non sembravano disposti a votare Vitali, coinvolto in procedimenti giudiziari che potrebbero avere effetti sulla sua attività di componente del Csm e non hanno gradito, quindi, l'indicazione di convergere su di lui.
Sotto la presidenza di Laura Boldrini e Pietro Grasso, le operazioni di voto sono andate avanti fino alle 22 circa; poi è cominciato lo spoglio, proseguito nella notte. I pentastellati hanno messo in atto una protesta «contro lo stallo voluto dai partiti per il rinnovo dei due organismi, che bloccano i lavori parlamentari da due settimane», scrivendo il proprio voto fuori dall'apposita cabina, davanti a fotografi e cameramen ai quali hanno mostrato i loro biglietti di carta con le preferenze. Un «voto palese» che secondo il democratico Dario Ginefra costituirebbe una «palese violazione del regolamento» e, se confermato, «una forma inaccettabile di controllo del voto» che potrebbe mettere a rischio lo scrutinio. Quanto alle loro candidature, i 5 Stelle oscillano tra Colajanni e Zaccaria che sulla rete ha riscosso maggiori consensi, ma che il Pd sembra restio a votare (almeno così è stato finora).
I malumori democratici - ma in parte anche forzisti - per Vitali hanno avuto un riscontro nelle prime «chiame», durante le quali si sono notate alcune assenze, finalizzate a far saltare la candidatura dell'avvocato brindisino, sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi e relatore, fra l'altro, della legge ex Cirielli. Un segnale che a tarda notte si è materializzato nella fumata nera (ben 135 le schede bianche).
Oggi pomeriggio è prevista un'altra votazione e a questo punto, per tentare di sbloccare la situazione, Fi potrebbe decidere di rinunciare alla candidatura di Vitali.
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La partita delle nomine
LE VOTAZIONI
Due giudici della Consulta
e 8 membri del Csm
Il parlamento, in seduta comune, deve eleggere due nuovi componenti della Corte Costituzionale: dopo la terza votazione, sono necessari i 3/5 dei parlamentari (570 voti).
Il Parlamento deve anche eleggere i nuovi 8 membri laici del Csm: anche in questo caso occorre una maggioranza dei 3/5, ma solo dei parlamentari che partecipano
alla votazione
IL NODO CONSULTA
Nuova fumata nera per il duo Violante-Bruno
Fino a venerdì scorso, Pd e Fi avevano raggiunto una intesa (necessaria visto il quorum elevato) per eleggere Luciano Violante e Antonio Catricalà. Alla nona fumata nera, Catricalà ha ritirato la candidatura per le divisioni interne a Fi. Gli azzurri si sono ricompattati su Donato Bruno, il cui nome è andato ad affiancare anche ieri quello di Violante. Ma sia lunedì che ieri i due non hanno raggiunto il quorum
TENSIONI SUL CSM
Ancora in stallo l'elezione degli ultimi due nomi
Anche ieri c'è stata la fumata nera per l'elezione degli ultimi due membri laici per il Csm. Degli 8 nomi frutto dell'intesa maggioranza opposizione sono finora passati in 6: Legnini, Fanfani, Bene (tutti e tre del Pd), Leone (Ncd), Casellati (Fi) e Balduzzi (Sc). Tensioni si sono registrate sull'altro nome indicato da Fi, Luigi Vitali, accusato dai 5 stelle di essere «impresentabile» perché «imputato». Ma malumori ci sono stati anche nel Pd

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