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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2014 alle ore 09:45.

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Quello che conta è la vittoria e la Juventus, nella prima giornata di Champions, porta a casa i tre punti contro l'avversario più facile del girone, almeno sulla carta. In realtà gli svedesi tengono sotto controllo le iniziative bianconere per più di un tempo, dimostrando come le squadre arrendevoli del campionato italiano a livello internazionale non si trovino nemmeno a cercarle con il lanternino. Non solo, ma gli scandinavi costringono addirittura Buffon a una grande parata, o mezzo miracolo se preferite, che avrebbe forse potuto cambiare l'andamento della partita.

Poi arriva Tevez, a segno in Champions dopo un digiuno che durava da cinque anni, un'eternità per un'attaccante del suo livello, che sistema le cose e indirizza la partita finalmente in discesa. Il secondo gol messo a segno dallo stesso fuoriclasse argentino su punizione, allo scadere del tempo regolamentare, è solo la logica conseguenza di quanto visto negli ultimi 30 minuti di gioco.

Una buona Juve, tutto sommato, soprattutto tenendo conto delle difficoltà che i bianconeri avevano spesso evidenziato contro avversari più deboli: i tre punti sono importanti, anche perché l'Olympiacos ha battuto a sopresa l'Atletico Madrid (3-2) complicando le cose nel girone come ha ammesso lo stesso Allegri. Le candidate al passaggio del turno potrebbero essere a questo punto tre, e non solo Juve e Atletico come sembrava logico al momento del sorteggio.

Tra le cose da sistemare i bianconeri hanno sicuramente il problema della regia di centrocampo: Marchisio, per quanto si possa impegnare, a livello internazionale non è un sostituto in grado di non far sentire l'assenza di Pirlo, il cui recupero sarà fondamentale proprio per la prosecuzione del cammino in Champions. Tutto il resto, come la posizione in campo di Pogba spostato a destra rispetto all'ultima di campionato, verrà con il tempo e con una maggiore abitudine ad attuare il gioco del nuovo allenatore.

Prima di passare a Balotelli e Immobile è giusto segnalare che, a favore dei bianconeri, c'era anche un chiaro rigore (non fischiato) per fallo di mano di Helander che impedisce a Pogba di raggiungere la palla, e che più di un dubbio ha lasciato il fischio di Sokolicki (Polonia) arrivato ad annullare un gol di Llorente per presunto fuorigioco attivo di Lichsteiner. A mio avviso, molto presunto... Insomma, Allegri ha ancora qualcosa da mettere a posto, ma vincere la prima gara del girone dà un segnale positivo a tutto l'ambiente: anche perchè i bianconeri non vincevano al debutto in Champions dal 2008.

A proposito di Italia vincente è impossibile dimenticare, alla fine di questa prima giornata, i gol di Balotelli e Immobile: Mario ha messo a segno il primo dei due gol con cui il Liverpool ha regolato 2-1 il Ludogorets, con un colpo da campione che ha incantato lo stadio e provocato un boato da brividi. Anche perché, fino a quel punto, si era visto un giocatore volitivo e impegnato in tutte le fasi di gioco. Per il momento è un idolo dei tifosi dei Reds, si spera possa rimanerlo a lungo trovando l'equilibrio che finora gli è mancato. Vale la pena di segnalare che il secondo gol del Liverpool arriva su calcio di rigore: quando sul dischetto si presenta Gerrard, Balotelli non muove nemmeno un muscolo nel tentativo di appropriarsi del pallone e siglare la doppietta. In altri tempi sappiamo cosa sarebbe successo: ci auguriamo di cuore, per il giocatore e per la Nazionale azzurra, che il ritorno in Premier League stia davvero creando un nuovo Mario Balotelli. Che, per inciso e a memoria dei detrattori a prescindere, a soli 24 anni è il primo italiano a segnare in Champions con quattro squadre diverse. Forse non è così scarso come crede qualcuno: vero che ha sempre giocato in club di alto livello (e già questo dovrebbe dire qualcosa...) ma in ognuno di questi in Champions ha messo la palla alle spalle del portiere avversario.

Altro giovane italiano, altra meraviglia: Ciro Immobile apre le marcature nel 2-0 con cui il Borussia Dortmund batte l'Arsenal e dimostra come i tedeschi abbiano visto bene nel prenderlo a caro prezzo durante l'ultimo calciomercato. Immobile è un attaccante completo, in grado di svolgere tutte le fasi del gioco come richiede il calcio di oggi. Il passaggio da Torino a Dortmund gli ha giovato e gli ha fatto fare un ulteriore salto di qualità. Anche lui, come Balotelli, è diventato in fretta il beniamino del pubblico: quando Klopp, a cinque minuti dalla fine, lo richiama in panchina per raccogliere l'applauso del pubblico, arriva una standing ovation da far accapponare la pelle.

Mario e Ciro: «Nemo propheta acceptus est in patria sua» (Luca, 4,24). Ma se predicano in questo modo all'estero, ben venga comunque. Immaginandoli presto insieme, però, con la maglia azzurra della Nazionale.

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