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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2014 alle ore 06:38.

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ROMA
La nuova segreteria unitaria dell'era Renzi, attesa da settimane, alla fine prende forma. O meglio, come subito precisa l'ex competitor alle primarie di partito Gianni Cuperlo mantenendo una certa distanza dalla linea del segretario, una segreteria «plurale». E Matteo Renzi riesce in effetti a far entrare tutte le componenti del Pd nell'esecutivo del partito, ad eccezione dell'area di Pippo Civati. Che comunque, smentendo le indiscrezioni sulla sua volontà di uscire dal Pd per unirsi a Sel, precisa che la sua area «è a disposizione» per contribuire alla vita e alle idee del partito.
Otto donne e sette uomini, in omaggio alle quote rosa che ormai sono divenute una prassi del renzismo. I renziani, in ogni caso, continuano a farla da padroni. Sono infatti otto: Filippo Taddei, che resterà a ricoprire l'importante casella di responsabile economico anche se le deleghe verranno attribuite ufficialmente la prossima settimana, David Ermini (giustizia), Ernesto Carbone (difesa), Stefania Covello (Sud e fondi europei), Alessia Rotta (comunicazione), Lorenza Bonaccorsi (innovazione e pa) e Sabrina Capozzolo (agroalimentare). Dell'area che fa capo a Gianni Cuperlo c'è Andrea De Maria (formazione politica). Valentina Paris (enti locali) è in quota Matteo Orfini. Per area riformista, la componente dei giovani (ex) bersaniani e dalemiani che fa capo al capogruppo Roberto Speranza, ci sono Enzo Amendola (esteri) e Micaela Campana. Poi entra lo storico "liberal" Giorgio Tonini (cultura e università), già veltroniano e ora molto vicino a Renzi. E infine, per Area dem fondata a suo tempo da Dario Franceschini, ci sono Chiara Braga (ambiente), Francesca Puglisi (scuola) ed Emanuele Fiano (riforme). Quattro le uscite dalla segreteria: non ci sarà più Davide Faraone, che prenderà il posto di sottosegretario all'Istruzione per sostituire Roberto Reggi andato a dirigere l'Agenzia del demanio; e non ci sarà più Alessia Morani, che entrerà nella rosa dei vicepresidenti del gruppo Pd alla Camera; lasciano poi il Nazareno Francesco Nicodemo, che dovrebbe avere un incarico sulla comunicazione a Palazzo Chigi, e Pina Picierno, approdata all'europarlamento.
Con il varo della segreteria unitaria il premier-segretario spera di avere dietro di sé un partito unito di fronte ai prossimi difficili passaggi che il governo dovrà affrontare: i tagli che saranno previsti dalla spending review, con qualche dolorosa scelta politica che comporteranno, e soprattutto la riforma del lavoro. A fine mese la delega sul Jobs act approderà in Aula e il governo vorrebbe riscrivere tutto lo Statuto dei lavoratori, compreso l'articolo 18 come scriviamo a pagina 5, superando il dualismo del nostro sistema del lavoro tra garantiti e precari. Non a caso Renzi ha promesso una nuova direzione ad hoc su spending review e jobs act per la prima settimana di ottobre. Ma le reazioni di personalità come Stefano Fassina e Cesare Damiamo («l'articolo 18 non va toccato», «non è che per non avere più lavoratori di serie A e di serie B possiamo averli tutti di serie C») fanno capire che quella di Renzi non sarà una battaglia facile.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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