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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2014 alle ore 12:54.
L'ultima modifica è del 18 settembre 2014 alle ore 13:45.

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L'Fmi suona una serie di allarmi sulla crescita globale, in frenata dello 0,6% rispetto a lle stime di aprile a causa di nuovi rischi come le crescenti tensioni geopolitiche (Ucraina, Medio Oriente) e l'aumento della propensione al rischo degli operatori a caccia di migliori rendimenti. Altri rischi all'orizzonte derivano da una bassa inflazione (se non deflazione), da una stagnazione nei Paesi avanzati, da una minore crescita delle economie emergenti e dalla sfida posta dalla fine della politica monetaria espansiva degli StatiUniti (con la progressiva rimozione degli stimoli). Tutti elementi che messi in fila protrebbero portare a possibili situazioni di instabilità finanziaria a causa di brusche correzioni di mercato, vale a dire il famoso "Cigno nero". Tutto questo mentre l'economia globale non è tornata nel suo complesso ai livelli precedenti la Grande recessione.

Performance «deludenti»
Nella prima metà dell'anno la crescita globale «si è rivelata più debole» di quanto
pronosticato dalla stessa istituzione nel suo World Economic Outlook, pubblicato ad aprile. Ora, in un rapporto stilato in vista del G20 delle Finanze previsto questo fine settimana in Australia, l'Fmi parla ripetutamente di performance «deludenti»
in varie regioni: dagli Usa, all'America Latina all'area euro senza dimenticare la Cina e l'Asia in generale. La crescia mondiale nel 2014 dunque non sarà più del 3,6% come previsto in precedenza ma di un più modesto 3 per cento.
Nell'esaminare l'Eurozona l'Fmi cita l'Italia a causa della contrazione che ha registrato il Pil ma cita anche la crescita meno vigorosa del previsto della Germania nel primo semestre e sottolinea per Italia e Francia la necessità di recuperare la competitività con il varo delle riforme strutturali. Quanto alla Germania, dovrebbe «aumentare gli investimenti sia in infrastrutture pubbliche che in investimenti privati e continuare nella liberalizzazione del settore dei servizi». L'Fmi chiede inoltre di ribilanciare gli squilibri delle partite correnti, con la Germania che continua a inanellare avanzi da record. In prospettiva «la crescita globale nel 2015 dovrebbe ora riguadagnare forza, ma i rischi di rallentamento sono aumentati», avverte l'Fmi.

Chi ha margini di bilancio li usi
Quanto ai piani di risanamento dei conti pubblici, l'Fmi avverte che bisogna evitare di lanciarsi in manovre correttive in caso di «ampie sorprese negative» sulla crescita, perché sarebbe controproducente. Insomma di troppa austerity si può morire mentre chi come la Germania ha margini di bilancio dovrebbe sfruttarli per favorire gli investimenti. Un richiamo non nuovo ma che finora è rimasto inascoltato.

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