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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2014 alle ore 13:31.
L'ultima modifica è del 18 settembre 2014 alle ore 16:39.

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Trainata dall'export ma anche in parte dai consumi, l'economia irlandese accelera più del previsto nel secondo trimestre: +1,5% su base congiunturale e addirittura +7,7% rispetto all'anno scorso. Il dato, diffuso oggi dall'Ufficio centrale di statistica, segue il +2,7% del primo trimestre e supera ampiamente le stime degli economisti, che si attendevano un +0.5 per cento. È la miglior performance dell'Eurozona nei mesi compresi tra aprile e giugno.

Per il Paese - uscito a dicembre dal piano triennale di aiuti internazionali da 67,5 miliardi e reduce da anni di austerity sotto l'occhio vigile della troika - è l'ennesima boccata di ossigeno. Ora anche le previsioni di crescita per il 2014, che il governo già stimava a un confortante +2,1%, potrebbero essere riviste al rialzo e superare il 4%; ma soprattutto, con un deficit che dovrebbe scendere sotto il 4% del Pil rispetto al target del 4,8%, il governo potrà rinunciare il mese prossimo a varare l'ennesimo budget "lacrime e sangue": i 2 miliardi di aggiustamento dei conti stimati per il 2015 infatti - come ha già rilevato il ministro delle Finanze Michael Noonan - non servono più, grazie al rafforzamento dell'economia e all'aumento del gettito fiscale.

Dietro il nuovo balzo dell'ex Tigre celtica c'è naturalmente il tradizionale traino delle esportazioni, cresciute nel secondo trimestre del 13% rispetto all'anno scorso anche grazie all'ottimo stato di salute della Gran Bretagna, partner di primo piano. Ma si registra anche un importante +1,8% dei consumi privati, il maggiore incremento annuale da quasi quattro anni: segno che anche sul fronte della domanda qualcosa si muove. Quella irlandese, insomma, sempre più assume la fisionomia di una storia di successo, una vicenda esemplare di cui l'Eurozona sente un gran bisogno.

Non tutti i nodi sono ovviamente risolti. La disoccupazione rimane elevata, seppur in continuo calo e ormai sotto il 12% dai picchi del 15%, ed è pesantissimo il fardello del debito pubblico, superiore al 120% del Pil l'anno prossimo. Per far fronte al problema il ministro Noonan sta cercando di rimborsare in anticipo buona parte dei 22,5 miliardi di prestiti ottenuti dall'Fmi, oggi troppo onerosi (quasi il 5% mentre sui mercati Dublino ormai si finanzia a tassi inferiori al 2%): una misura da cui ricaverebbe un risparmio di quasi 400 milioni all'anno. La settimana il governo ha ottenuto un primo via libera al progetto dai partner Ue.

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