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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2014 alle ore 08:13.

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La confisca è definitiva. Ben 13 milioni di euro dell'ex provveditore alle Opere pubbliche e presidente del Consiglio superiore lavori pubblici, Angelo Balducci, entrano nel patrimonio dello Stato italiano. Beni come la villa di Montepulciano, oltre 600 metri quadrati immersi sui colli toscani, dove l'ex pubblico ufficiale trascorse gli arresti domiciliari nell'inchiesta Grandi eventi.
Così ha stabilito il Tribunale di Roma rendendo definitiva la misura di prevenzione patrimoniale chiesta a giugno 2013 dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dai sostituti Ilaria Calò e Roberto Felici, sulla base di accurate indagini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, al comando del colonnello Cosimo Di Gesù. Inoltre, i magistrati hanno disposto per Balducci anche la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza della durata di tre anni, con l'obbligo di soggiorno nel Comune di Roma per il medesimo periodo.
Si tratta di una delle primissime misure di prevenzione eseguite nei confronti di reati compiuti dai cosiddetti "colletti bianchi". Così, sono stati messi al sicuro beni accumulati col "sistema gelatinoso" di corruzioni, già sotto sequestro nel procedimento penale in corso, ma che sarebbero potuti tornare nella disponibilità della famiglia Balducci qualora i reati fossero andati in prescrizione. La Procura, dunque, è corsa ai ripari mettendo al sicuro il "tesoro" con un atto usato soprattutto nei procedimenti per mafia. La misura di prevenzione, infatti, segue una via diversa dal processo penale e porta alla definitiva confisca, qualora ci siano riscontri certi alle indagini. Secondo il Tribunale, ci sarebbe «l'esistenza di concreti e specifici indizi dai quali si desume che Balducci è persona stabilmente dedita ad attività delittuose» e che i beni intestati a lui, alla «moglie Rossana Thau e ai figli Lorenzo e Filippo (…) sono riconducibili alla attività illecita e ai finanziamenti del sodale e corruttore Diego Anemone». In particolare, come dimostrato dal comando provinciale della Guardia di finanza, alla guida del generale Ivano Maccani, «la pericolosità» di Balducci, sarebbe «generata dalla sistematica commissione di reati di corruzione, a far data dal 1999». Così, sotto sequestro sono finite ville, appartamenti, conti correnti bancari e quote societarie, compreso il 50% della Edelwiess, la casa di produzione cinematografica attraverso cui Balducci finanziava film «aventi quale attore» il figlio, Lorenzo. Il provvedimento rientra in una più ampia operazione di Procura e Fiamme gialle, finalizzata a porre in sicurezza i beni «frutto della corruzione» svelati dall'indagine. A maggio scorso, infatti, un sequestro è toccato anche all'imprenditore Diego Anemone, presunto dominus dell'affaire Grandi eventi, al quale sono stati posti i sigilli al Salaria Sport Village, una struttura nel cuore della Capitale del valore di 200 milioni di euro e che sarebbe stata il cuore del reinvestimento di ingenti proventi giunti grazie all'illecita aggiudicazione degli appalti.
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LA VICENDA

La «cricca» degli appalti
Balducci, ex provveditore alle Opere pubbliche e presidente del Consiglio superiore lavori pubblici, è stato al centro delle indagini sulla cosiddetta «cricca» degli appalti: un fenomeno di malaffare che, dal 1999, ha fatto uso sistematico della corruzione e di illeciti tributari
I grandi eventi
Gli illeciti, secondo l'accusa, servivano a camuffare tangenti per l'assegnazione a imprese favorite, in primis quelle di Diego Anemone, di appalti pubblici, tra cui i «grandi eventi» (mondiali di Nuoto 2009, vertice G8 alla Maddalena, 150° anniversario dell'Unità d'Italia)

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