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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2014 alle ore 15:03.
L'ultima modifica è del 20 settembre 2014 alle ore 15:36.

John Key (Ap)John Key (Ap)

La nuova compagine, chiamata Internet-Mana, è popolare tra i giovani e ha dato il filo da torcere al Governo, con una feroce campagna personale contro Key. Proprio lunedì, negli ultimi giorni della campagna elettorale, Dotcom ha organizzato un evento che ha visto come ospiti niente di meno che la "gola profonda" Edward Snowden, oggi in esilio in Russia, il fondatore di Wikileaks Julian Assange e il giornalista americano vincitore del premio Pulitzer Glenn Greenwald.

Le accuse di Greenwald. Durante l'evento Greenwald ha accusato il Governo neozelandese di aver promosso un'intensa attività di spionaggio che ha visto il Government Communications Security Bureau (Gcsb) kiwi passare al setaccio le email e le telefonate di migliaia di cittadini neozelandesi. Key ha ammesso che il Gcsb ha collaborato con la National Security Agency americana (Nsa) a seguito di due attacchi informatici ad aziende private neozelandesi tra il 2011 e il 2012, ma ha negato ogni coinvolgimento di Wellington in attività di sorveglianza indiscriminate dei propri cittadini in combutta con gli Stati Uniti sotto l'ombrello dell'ormai noto programma "Five Eyes".

Eminem contro i National. Contro il Partito nazionale al potere si è persino scagliato il rapper americano Eminem che ha accusato la compagine di John Key di aver usato illegalmente una sua canzone intitolata "Lose Yourself" in una pubblicità elettorale. Il motivo, che faceva parte della colonna sonora del film autobiografico "8 Mile", sarebbe stato utilizzato senza aver ottenuto il necessario permesso di copyright. Sembrerebbe una questione secondaria, ma se ciò fosse vero, sarebbe un colpo durissimo alla credibilità di un Governo che ha introdotto una riforma denominata "three strikes copyright" allo scopo di indurire le pene contro la pirateria musicale e cinematografica.

Dirty Politics. Questi due ultimi colpi di scena arrivano dopo che il Governo è passato nelle forche caudine dello scandalo scatenato da "Dirty Politics" il libro del giornalista Nicky Hager che ha accusato membri del Partito Nazionale di fornire informazioni riservate a bloggisti di fiducia allo scopo di screditare avversari politici. Lo scandalo è costato il posto a Judith Collins, costretta dalle rivelazioni a dare le dimissioni da ministro della Giustizia.

Le politiche economiche. Tutti questi colpi di scena hanno messo in secondo piano i programmi elettorali in un periodo in cui l'economia neozelandese comincia a mostrare alcune crepe. La drastica caduta dei prezzi del latte (l'economia kiwi èancora prevalentemente agricola) ha portato il deficit di conto corrente del Paese down-under a 5,8 miliardi nell'anno fiscale terminato a giugno, pari al 2,5% del Pil. La caduta delle esportazioni ha dato uno stop alla prevista politica di rialzo dei tassi. Tra i temi in evidenza la tassa sul capital gain che il Partito laburista vorrebbe introdurre nel Paese. I tagli alle tasse sono invece stati rimandati dai due principali partiti al 2017, ovvero al prossimo mandato.

Le ultime previsioni. Le più recenti previsioni vedono il Partito nazionale in testa con il 45% dei voti, ma in rapida discesa rispetto all'inizio della campagna elettorale. Al secondo posto c'è il Partito laburista (25%) che non sarebbe riuscito, nonostante gli scandali, a prendere il largo. Ad avvantaggiarsi del declino del partito al potere sarebbero alcune entità minori, come la compagine xenofoba New Zealand First (8%) e un nuovo partito di ultra destra, i Conservatives sorprendentemente al 4 per cento. A erodere le posizioni dei Labour ci sarebbero invece i Verdi che raggiungerebbero un ragguardevole 12 per cento. Infine, nonostante l'intensa attività e l'esposizione media, il partito Internet-Mana non si aggiudicherebbe più del 2 per cento

Astensionismo. Altro punto dolente di queste elezioni è il temuto estensionismo. A due giorni dale elezioni circa 175mila persone tra i 18 e i 30 anni non si sarebbero iscritti nei registri elettorali, procedura necessaria per poter votare. Il voto anticipato, invece, sarebbe in ascesa: il 10% degli aventi diritto, ha già esercitato il proprio diritto-dovere in punti mobili approntati in scuole e università.

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